STATI GENERALI – una variazione di CTS – un’introduzione

STATI GENERALI – una variazione di CTS – un’introduzione

Anche di recente chi governa e amministra ha avvertito il bisogno di ricorrere a dei sostegni, rappresentati come essenziali, urgenti, ma poi in definitiva umiliati e mortificati dall’azione concreta dei governanti. Sia i Comitati Tecnico Scientifici sia gli Stati Generali hanno subìto la medesima sorte, inevitabilmente. La ragione per cui quel che emerge dai consessi afferenti alla “società civile” viene acquisito ma poi non viene utilizzato è da assegnare al ruolo fondamentalmente diverso che la Politica accreditata dal consenso attraverso i meccanismi elettivi costituzionali deve assumere rispetto a ciò che emerge in gruppi di “saggi” nominati per discutere segnatamente al loro interno sulle possibili vie d’uscita di fronte ad un periodo di “crisi”. I consessi ancorchè rappresentativi ma chiaramente oligarchici non possono, proprio per questa loro forma elitaria, esprimere una volontà popolare, che invece risiede permanentemente nei Governi, democraticamente espressi da libere e più o meno partecipate tornate elettorali.
Tali consessi tuttavia servono a dare l’illusione di un impegno amministrativo in un momento di evidente difficoltà.
E’ accaduto che, mentre nel Mondo ed in Italia, tra le prime nazioni, scoppiava la pandemia, il Governo Conte ha deciso di affidare le scelte politico-sanitarie e di pubblica sicurezza ad un gruppo di esperti; oggi sappiamo più o meno che tra quel che emergeva nel Comitato Tecnico Scientifico ed il Governo vi erano profonde differenze. In realtà il Governo, formato in modo anomalo anche se legale dal punto di vista costituzionale, non se la sentiva del tutto di assumersi completamente la responsabilità delle scelte durissime che si apprestava a mettere in atto: e quindi aveva bisogno di far capire alla gente che non erano solo i Ministri ad agire ma c’era una larga parte di rappresentatività civile professionale agli alti livelli a sostenere tali obblighi.
Un po’ diversa rispetto alla prima è stata la seconda occasione che in questo stesso ristretto periodo temporaneo si è svolta. Mi riferisco agli Stati Generali dell’Economia che si sono svolti a Villa Pamphily a Roma tra il sabato 13 e la domenica 21 giugno. Una vera e propria “passerella” i cui protagonisti sono stati annunciati ma, non essendo prevista nè la presenza di giornalisti nè una diretta di tali eventi se ne è saputo molto poco ed è quasi certo che non sia servita ad alcunchè se non che a consentire al governo di farsi “pubblicità”, acquisendo dalla parte meno avveduta della popolazione un consenso derivato dalla “sensazione” che ci si volesse aprire a 360°, ben al di là tuttavia di quanto effettivamente sia utile e necessario fare.
Questa degli “Stati Generali” è il sintomo di una malattia genetica che viene da lontano, ormai. In pratica si vuole mostrare la disponibilità alla “partecipazione” più larga possibile ma poi la si mortifica. Ad ogni modo il popolo dirà – su specifico suggerimento dall’alto – che il Governo (o l’Amministrazione) ha mostrato una grande apertura e, dunque, merita di essere riconfermato. E lo ripeterà a pappardella. Tutto qui.
Le occasioni del 2020 mi hanno ricordato come nel passato in diversi luoghi, ed anche a Prato, si fossero svolte altre simili kermesse, dei veri e propri “sfogatoi” che non sono servite scientemente a un bel niente, tranne che a far credere che ci si impegnasse spasmodicamente a migliorare il nostro “piccolo provinciale mondo”.
Di questo parlerò in alcuni prossimi post

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