4 luglio – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 6

Durante queste ultime settimane, grazie alla vaccinazione di massa che procede alacremente, il mercato del “lavoro” sembra essere ripartito: in modo particolare ne sono felici tutti gli orfani dei locali commerciali (pub, ristoranti, bar e…discoteche professionali e dilettanti) soprattutto quelli che si rivolgono alle fasce più giovani, ma non solo (giovani “diversamente” sono molto interessati e partecipi). Molte località turistiche sono “a caccia” di personale; vengono richieste molte mansioni e sembra che, quest’anno, l’offerta non corrisponda alla domanda. La “domanda” è quella dei datori; l’offerta è quella dei prestatori d’opera. C’è un j’accuse molto forte nei confronti di questi ultimi da parte di alcune fasce di “opinione pubblica”, che diffondono la novella dei “giovani” choosy (ricordate la “mitica” frase snob della signora – pardòn “professoressa” – Fornero, che scimmiottava Maria Antonietta?) che rifiutano di lavorare, grazie al “reddito di cittadinanza”. Ma non sono in grado nemmeno di guardarsi allo specchio, per procedere ad un’auto offesa, e capire che la domanda è connotata realmente da un inganno su tempi e compensi, che non sono tra di loro adeguati ?
Si fa finta di non sapere che in quella “contrattazione” si utilizza l'”apprendistato” ed un orario di lavoro dichiarato che non corrisponde a quello realmente effettuato; ed inoltre il compenso è irrispettoso della minima dignità. E’ mai possibile che debba apparire in “Prima pagina” la notizia che esiste un albergo dove le “regole del mercato del lavoro” vengono rispettate? Lo trovo assurdo, ma probabilmente quella notizia permette ai dubbiosi di comprendere meglio che le ragioni di questo “rifiuto” da parte dei “giovani” non sono collegate “solo” al reddito di cittadinanza che è in definitiva un pannicello caldo in tempi di crisi ma non risolve il problema della dignità del lavoro cui tutti naturalmente, tranne pochi casi, tendono. E quei provvedimenti vanno riformati, con opportuni aggiustamenti a fronte, però di interventi risolutivi con i quali il lavoro – quello equo, legale, retribuito in modo adeguato – venga creato per tutti.

https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/21_giugno_21/a-rimini-primo-hotel-etico-riviera-stipendi-equi-riposo-straordinari-035a95a6-d251-11eb-b284-d5b87af38504.shtml?fbclid=IwAR0Hyl7E77Mriad8vuztI8zvipxJJBQFYodcYEx3SjYu0N5eNwkCqfigfIY

Bisogna essere davvero “radicali”, non indulgere in giustificazioni verso ciò che è stato e che ha prodotto – o sopportato supportando e viceversa – tali forme di ingiustizia; occorre un nuovo tempo del rigore, prima interno e poi esterno o, meglio contemporaneamente interno ed esterno. Mi spiego meglio: troppe volte il traccheggiamento a favore dei propri interessi, o tornaconti, non ha consentito che l’analisi degli errori venisse poi condotta fino in fondo con il riconoscimento degli attori principali (individui e gruppi) rei di quelle azioni, o inazioni, antitetiche alle caratteristiche valoriali fondamentali (equità, giustizia sociale, difesa dei più deboli). Bisogna chiedere  che si vada ad un cambio sostanziale di passo, una virata poderosa, bisogna chiederlo ai Partiti e ai Sindacati, quelli che in prima fila si dichiarano essere difensori delle ingiustizie sui luoghi di lavoro: non si può continuare semplicemente a chiedere che il lavoro sia retribuito equamente, che vi siano sostegni adeguati per chi perde il lavoro, che vengano riconosciute le competenze e i meriti. Non si può continuare solo a chiederlo. Bisogna passare ad una protesta veemente, dopo aver sperimentato che sia diventata inutile ogni confronto serio, aperto e democratico. Non una rivoluzione velenosa cruenta e violenta, ma una battaglia pacifica che si fondi sulla consapevolezza che non è la distruzione ma la costruzione di un sereno futuro per tutti l’obiettivo che ci si pone.  Appare, detta così, un’utopia come le tante altre che hanno preceduto la nostra Storia e che alla fine hanno prodotto qualche vantaggio per pochi ed una profonda delusione per molti.

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