I CONTI NON TORNANO – un racconto morale – quarta parte

13 APRILE I CONTI NON TORNANO
Si tratta di un meta-racconto che mette in evidenza come la Politica di quella parte che raccontava al mondo di essere Sinistra rincorreva già più di venti anni fa interessi particolari che poco coincidevano con quelli della “gente comune”.

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I CONTI NON TORNANO – un racconto morale – quarta parte

Sarebbe stato d’altronde anche più normale e semplice intervenire nell’applicazione rigorosa della legge sul dimensionamento in relazione al minimo o massimo numero di allievi (>550 <900). Si potevano utilizzare gli spazi resi liberi dal “Gramsci” spostandolo soltanto di un centinaio di metri e dislocare il “Copernico” correttamente “dimensionato” in quella sede. “Cosa facciamo? Fermiamoci a riflettere” dissero i tre amici quasi all’unisono. Decisero di tornare a scuola. Su quell’argomento a scuola avevano già discusso in modo infromale, sereno e pacato, anche perché la prospettiva avanzata di uno spostamento non aveva trovato grandi adesioni in città se non nel “Copernico” che a tutta evidenza riconosceva nell’immobile di viale Borgovalsugana 63 la migliore soluzione ai suoi annosi problemi, che – a tutti d’altra parte – erano ben noti e – da tutti – condivisi come seri. Una delle riflessioni che venivano avanzate dal “Dagomari” era che non si potesse, però, risolvere i veri e seri problemi di un Istituto creandone altrettanto ad un altro. Si trattava – riflettevano i componenti del “Dagomari” - evidentemente di un “conflitto” indotto in modo inspiegabile i cui possibili esiti andavano o accolti o contrastati. Il Collegio dei docenti fu convocato e Giorgio fu chiamato a relazionare sullo stato delle cose. Si decise di indire un incontro serale chiamando a partecipare le varie componenti alla presenza di Istituzioni e Sindacati. Che qualcuno avesse già deciso “extra moenia” lo si comprese anche attraverso l’intervento dell’Assessore che in puro stile politichese pilatesco prometteva particolare attenzione verso i destini del “Dagomari” senza che fosse fatto il minimo accenno all’eventuale spostamento. Giorgio non accettò l’ipocrisia ed attaccò in modo deciso ed insolitamente violento il tergiversare dell’Amministratrice, che a tutta evidenza non era mai stata chiara con loro neppure nelle sedi politiche “comuni” e continuava a non esserla. Durante il dibattito nell’Aula Magna dell’Istituto si confrontarono molte posizioni, tutte ovviamente a difesa del mantenimento della sede in viale Borgovalsugana. La presunzione di superiorità del “Copernico” risvegliava la quasi sopita storica dialettica tra i presuntuosi ed altezzosi padroni e gli umili dinamici operai. Rispetto a quest’ultima affermazione disse uno dei presenti, applaudendo: “Non è un’esagerazione pensarci.” Ed un altro soggiunse: “Condivido. D’altra parte, è come se venisse qualcuno a casa tua , cercando di proporti un affare vantaggioso che poi tanto vantaggioso non si rivela!”. “E’ certo” fu un genitore a dirlo “è come dire ad una famiglia che.per motivi naturali (matrimoni dei figli, morte di un congiunto), continuando a vivere in un appartamento di 100 m.q., si senta imporre di cederlo in cambio di un altro anche nuovo ma di 50 mq. ad un’altra famiglia.” “Questo accadeva e forse ancora oggi accade nei regimi comunisti, ma qui...?” aggiunse una signora. ....4....