CINEMA – le origini (fratelli Lumière e George Méliès) prima parte

CINEMA – le origini (fratelli Lumière e George Méliès) prima parte

Il Cinema nacque nell’ambito di una ricerca, oserei dire, di origine “infantile”. Veder muovere le ombre, muovendo le mani e aggiustando le dita davanti ad un fascio luminoso, è uno dei giochi a costo zero dei bambini di ogni tempo, e di ogni età. Nasce dalla scoperta delle “ombre” e poi procede nel voler muovere oggetti come pupazzetti e giochi artigianali davanti al fuoco del camino o nelle giornate assolate estive verso sera quando le ombre si allungano. Scienziati perenni bambini cominciarono a produrre disegni che posti in sequenza progressiva davano l’impressione di un movimento. Lo stesso termine “impressione” sarà utilizzato quando verranno riprodotte le immagini in positivo da un negativo su una lastra.

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All’inizio quello che poi noi abbiamo chiamato Cinema deriva proprio dal termine “Kinema” che appartiene al greco e significa “movimento”.
Dopo le prime sperimentazioni realizzate con strumenti tecnologicamente artigianali, i fratelli Lumiere, essenzialmente fotografi in quel di Lione, realizzarono un oggetto ibrido che servisse sia da macchina fotografica-cinepresa che da macchina proiettore. Un giocattolo, fondamentalmente, che potesse essere utilizzato per riprendere sia momenti di vita familiare o scene di vita pubblica, mai tuttavia utilizzando l’effetto sorpresa: ogni scena, a volte ripetuta in condizioni e tempi diversi come la famosa “Uscita dalle officine”, era studiata in ogni dettaglio (tranne movimenti non controllabili come la presenza di un cane in quelle riprese davanti alla officina). Ciò era necessario anche per mantenere bassi i costi di queste produzioni, verso le quali i fratelli Lumiere, al di là del “business” immediato, non nutrivano molta fiducia. “Il Cinema è un’arte senza futuro” andavano ripetendo.
Per loro, indubbiamente era così. Il loro intento si fermava poco più in là della riproduzione fotografica di luoghi ed eventi particolari. Un po’ come quello che accade ora a noi che proviamo un grande piacere a guardare gli effetti strabilianti dei droni sulle nostre città. Allora, alla fine del secolo XIX, erano meravigliose le riprese delle città piene di vita, della gente indaffarata, di qualche scena di vita comune, di auto e treni che correvano. Ma rimaneva tutto nell’ambito della fotografia in movimento, tranne qualche caso rarissimo, come quello dell’ Inaffiatore innaffiato. Le riprese erano fisse ed unidirezionali: non c’era alcun movimento non previsto. Il Cinema non raccontava storie: si limitava a trasmettere immagini. Ma era tutto iscritto all’interno della volontà degli inventori. Il tutto sarebbe servito al guadagno, come fenomeni da baraccone itineranti al servizio della media alta borghesia cittadina, in locali allestiti all’interno di alberghi e ristoranti.
Contemporaneamente, però, si muoveva a Parigi un esperto di illusionismo e prestidigiatura, che era rimasto molto incuriosito dalle prime uscite dei fratelli Lumiere ed aveva cercato invano di farsi vendere uno dei loro apparecchi. Georges Melies autonomamente e parallelamente – dopo aver fatto costruire un apparecchio simile ad un suo amico ingegnere – cominciò con l’imitare abbastanza pedissequamente i Lumiere. Ma fu solo per provare il funzionamento della macchina. Subito dopo il segno di Melies si colloca già verso una narrazione più complessa: l’uso costante di trucchi derivanti dall’esperienza già consolidata nel Teatro Robert Houdin. Su Melies poi tratteremo in nuovo post. Per ora limitiamoci a vedere in parallelo due film che trattano lo stesso argomento, quello della partita a carte riprese dai Lumiere e da Melies. E, tanto per gradire, sempre dai Fratelli Lumière, le tre versioni delle “Uscite dalle officine” e “L’innaffiatore innaffiato”.
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https://www.youtube.com/watch?v=sVSiTf-lQk8