riprendo a trattare COME SARA’ IL MONDO DOPO QUESTA TEMPESTA – come dovrebbe essere per essere migliore

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riprendo a trattare COME SARA’ IL MONDO DOPO QUESTA TEMPESTA – come dovrebbe essere per essere migliore

Il costo delle limitazioni imposte, necessitate ma in ogni caso generate da tutta una serie di sottovalutazioni, errori macroscopici commessi soprattutto, ma non solo (e ciò deve essere riconsocita come un’aggravante), nella fase iniziale del contagio, deve essere severamente addebitato ad una classe dirigente inadeguata a svolgere il suo ruolo, soprattutto – ma non solo – in un settore così delicato per il “bene pubblico” come la Sanità.

Sarebbe bene che da questa esperienza si sia in grado di fare tesoro. Così dovrebbe essere sempre, come ci insegnavano i nostri “avi”, i nonni e i genitori, le persone sagge. Abbiamo la necessità, ce lo siamo detti dal primo momento, e ce lo ripetiamo costantemente, di uscire da questa emergenza senza tripudi scomposti ma con le idee più chiare per migliorare la nostra umanità. Per fare questo, però, occorrerebbe che, al di là delle tifoserie d’antan, avere la mente lucida, sgombra dalle consuete forme ideologiche, ma concreta nell’impostare la nostra esistenza e quella dei nostri figli e nipoti.

Già nei post precedenti in cui ho trattato il tema su “come dovrebbe essere il mondo dopo il Coronavirus” ho evidenziato la grande difficoltà con la quale dovremo fare i conti, dato che le diverse leadership economiche e politiche solleveranno ostacoli per mantenere i loro livelli di potere, portando i Paesi verso forme di limitazione della libertà individuale, alle quali ci vanno abituando in tempi di emergenza. Diranno che è necessario e che non è “mai” soprattutto per loro “il momento” per chiedere conto delle sottovalutazioni pregresse e degli errori.

Si giustificheranno, dicendo che “hanno fatto tutto il possibile”, che “non hanno commesso errori”, scaricando responsabilità sul “fatalismo” del “così doveva andare”: dimenticandosi tutte le critiche che già nel corso degli anni passati, decenni ormai, erano state rivolte ad un’organizzazione della Sanità troppo legata a figure eminentemente “politiche”, debitrici delle loro posizioni a lobbies esclusive e private, incapaci di assumersi impegni ma forti degli appoggi da cui dipendono. Esperienze dirette ed indirette, racconti che si possono snocciolare correntemente o che sono stati soltanto ascoltati da persone tuttavia di cui ho grande stima, potrebbero dimostrare queste inadeguatezze. E, d’altra parte, cosa si può capire dalla lezione “lombarda”? e i numeri non sono addebitabili a “fake-news”: parliamo di una Regione che faceva “sfoggio” della qualità della sua Sanità, difendendo la quale utilizzava quei livelli raggiunti per ottenere maggiore autonomia generale, dimenticando tuttavia tutte le iniziative non sempre chiare e limpide dal punto di vista legale che avevano prodotto grandi danni al “pubblico” a vantaggio dei “privati”.

In realtà questo “passaggio” di “poteri” dal “pubblico” al “privato” è stato generale ed anche la Toscana ha visto progressivamente ridurre, comprimere fino all’inverosimile (ma non c’è limite al “basso” ed è questo il punto da cui dobbiamo riportare “indietro” il tempo, facendo un’operazione paradossale ma utile) i livelli di cura, soprattutto nella prevenzione. Queste cose ce le dobbiamo dire e ripetere: mai più come prima ma assai meglio di prima. Come fare? Partire dunque dalla messa in discussione delle politiche sanitarie regionali e nazionali, senza “se” e senza “ma”, e soprattutto senza quel “non è il momento”! Facciamolo in particolare per quei nostri concittadini, compagni ed amici, che sono stati colpiti direttamente o indirettamente da questo virus, che è pericoloso quanto quello dell’indifferenza e del conformismo.

Joshua Madalon

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