LA SCUOLA DOPO IL CORONAVIRUS

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LA SCUOLA DOPO IL CORONAVIRUS

Se dobbiamo confermare che “dopo “nulla” sarà come prima”, non possiamo non dirci che, in modo particolare, di sicuro nel settore dell’Istruzione questo non potrà che essere vero.
Occorreranno interventi sostanziosi e sostanziali e, come per l’industria, che ha ancora una visione poco più (e sono buono) che ottocentesca (in realtà con la globalizzazione l’industria italiana non ha avuto quello scatto necessario ad adeguarsi ed è rimasta bloccata, facendo passi indietro paurosi), anche il mondo della formazione e dell’istruzione – con lo scoppio della pandemia – ha messo in luce la sua inadeguatezza.
In questi giorni si parla incessantemente della riapertura delle attività produttive; c’è una intensità di pressioni soprattutto da parte della imprenditoria a tutti i livelli. Ma, lo si ripete da più parti, occorre privilegiare la “salute” dei cittadini lavoratori prima di tutto e di riflesso bisogna evitare che “riaprire” possa significare “far ripartire” l’epidemia. E, dunque, bisogna organizzare il rientro lavorativo approntando in primo luogo i sistemi di prevenzione. E questo deve, d’ora in poi ancor più di prima, valere per tutti. Significa che non dovrebbero essere tollerate lavorazioni in ambienti stretti e malsani, afferiscano questi a ditte nazionali o straniere. A Prato, come molti sanno, erano le ditte a conduzione cinese – negli ultimi anni – a utilizzare spazi angusti ed affollati per le lavorazioni di confezione tessile; ad onor del vero, occorre dire che i cinesi sono approdati in queste lande sostituendosi in tutto e per tutto (ivi compreso le modalità gestionali dei lavori) agli autoctoni, e soppiantandoli progressivamente. Ma questa è la Storia; per ora, un’altra Storia.
Tornando infatti alla “scuola” guardiamo quali sono i problemi. Ne analizzerò qualcuno, riservandomi di allargare poi lo sguardo su altri aspetti relativi a quel mondo.
Indubbiamente, per gli addetti ai lavori (come tante amiche ed amici), quel che scrivo è già noto. Ma si scrive anche per allargare la conoscenza di questi temi.
Parto dai Dirigenti, che in queste settimane – ormai due mesi – hanno avuto una enorme difficoltà a gestire una emergenza continua senza avere la possibilità di indicazioni precise da parte degli organi governativi ministeriali. La stessa struttura centrale è apparsa impreparata e d’altra parte chi lo sarebbe stato? Non di certo l’opposizione che non può dirsi in possesso delle soluzioni magiche, anche se non perde mai l’occasione per dare per davvero un contributo umile come necessiterebbe. La Lega e FdI non sarebbero in grado di fare meglio, anzi! E se parlassero in modo davvero propositivo qualcuno – al di là dei loro tifosi – potrebbe anche ringraziarli e sentirli come veri “patrioti”(!). Torniamo ai Dirigenti: dirigono una Scuola che non è diversa da quella che procedeva tra mille difficoltà ed ostacoli nella gestione corrente. Devono invece affrontare problematiche gestionali inattese più o meno da soli. Avranno bisogno di confrontarsi tra loro affinchè l’offerta formativa che fino a ieri poteva essere diversificata venga orientata verso un livello minimo uguale per tutti.
Quanto alle famiglie, ovviamente dobbiamo tener conto della differente condizione economica, quella generale già preesistente e quella contingente legata alla crisi sopraggiunta. Sarà molto difficile intervenire per modificare le situazioni economiche, ma bisognerà lavorare soprattutto per attenuare la mancanza di risorse, assicurandosi che perlomeno in ogni famiglia vi sia un “reddito” dignitoso in corrispondenza di una prestazione di servizio altrettanto dignitosa ed accettabile (non redditi scollegati da una prestazione); bisogna assicurarsi che ogni famiglia con un reddito medio basso nella quale ci siano bambini o ragazzi in età scolastica venga garantito l’utilizzazione anche sotto forma di prestito (ma molto meglio sarebbe attraverso “voucher” indirizzati all’acquisto) di un portatile già predisposto all’uso ed una connessione adeguata a poter avviare le necessarie interazioni.
Alle famiglie con figli minori bisognerà garantire che in questa fase (soprattutto in questa fase), la cui durata è ancora molto incerta, uno dei due genitori possa utilizzare lo smart working, anche in part time ed eventualmente all’interno di una linea lavorativa riconosciuta come LSU.

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