da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 11

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 11

Dal 1959 a Firenze si svolge il Festival dei Popoli e quest’anno a novembre vi sarà la 61° Edizione. Nel 1983 ebbi modo di parteciparvi con un accredito fornitomi da SegnoCinema. Sul numero 11 della rivista datata gennaio 1984 a pagina 36 appare un mio resoconto.

Ventiquattresima edizione del Festiva dei Popoli a Firenze: 18 film in concorso

CINEMA DOCUMENTARIO: Ian Dunlop e Terzo Reich

Il Festival dei Popoli, alla sua 24° Edizione, ha presentato agli appassionati di un cinema che nulla concede “in partenza” allo spettacolo ben 18 film in concorso, più altri fuori concorso, una ricchissima sezione informativa, oltre ad una gustosa ed allettante retrospettiva dedicata quest’anno alla finzione cinematografica, al cinema che si riflette, che parla di sè, che si documenta: il cinema sul cinema.
Interessante ed articolata anche la sezione etnografica, divisa in tre parti e due seminari; compito prioritario di questo Festival è trattare la tematica della “Documentazione sociale” e quindi il suo interesse è spinto a privilegiare “temi ed argomenti sociologici, politici, economici, antropologici, folkloristici, etnografici”, così come si evince dal regolamento di ammissione dei filmati; ed è certo che la scelta di dedicare un omaggio a Ian Dunlop (ospite affezionato del Festival, all’ 8° Edizione del quale partecipò da protagonista, presentando una retrospettiva molto completa della cinematografia etnografica australiana) è stata un’idea intelligente ed anche molto motivata. Innanzitutto perché, tentando di fare un bilancio del passato, si è scoperto che gli anni caratterizzati dalla presenza del documentarista australiano sono stati fra quelli più ricchi e produttivi della storia del Festival, e poi perchè il nome di Ian Dunlop e del suo particolare genere di documentazione cinematografica è legato a quello di un suo studioso affezionato, Gian Paolo Paoli, prematuramente scomparso, prima di poter realizzare un progetto che gli stava molto a cuore: un saggio critico storico sul film etnografico australiano. Oltre a ciò, non si può non ricordare che la storia di questo cinema ha una tradizione antica, consolidata ed affermata.
Altro argomento preso in esame in questa sezione è stato il cinema etnografico sloveno ed in particolare il periodo di cinquanta anni che va dal 1930 circa ai giorni nostri. Nella terza parte sono stati presentati cinque documentari tedeschi di “esplorazione” concernenti il periodo che va dalla Repubblica di Weimar al Terzo Reich.
I due seminari hanno trattato argomenti molto diversi fra loro: 1) “La modernizzazione politica nei paesi emergenti”, che nel progetto degli organizzatori aveva lo scopo di “fare il punto sullo stato degli studi antropologici” legato al tema in oggetto e delineare con maggiore precisione le problematiche su cui accentuare l’attenzione per realizzare un convegno internazionale di antropologia politica, che dovrebbe svolgesri nel 1984; 2) “La rappresentazione della criminalità organizzata nei rotocalchi e settimanali televisivi della RAI: mafia, camorra e ’ndrangheta”, una ricerca condotta da alcuni studiosi dell’Università di Roma, che hanno preso in esame l’intera programmazione televisiva sull’argomento, in particolare quella serale, degli ultimi quattro anni. Gli spettatori occasionali, i critici e gli studiosi hanno potuto visionare innumerevoli videonastri, messi a disposizione dalla RAI.
E’ opportuno poi segnalare alcuni film particolarmente significativi fra quelli in concorso, per motivi del tutto opposti.
Uno di questi è “Faits divers” che Raymond Depardon ha girato dal vero, seguendo fra innumerevoli difficoltà per circa due mesi e mezzo i poliziotti del 5° arrondissement di Parigi, un film, che costruisce la sua narratività con fatti reali girati direttamente. E’ incredibile come si possa fare spettacolo con argomenti sia buffi che drammatici nel contempo, ma è tutto vero; di fronte alla morte senza finzioni viene da credere che si possa sconfinare nel cinismo, ma in fondo qual è la differenza fra realtà e finzione quando quest’ultima tende a perfezionarsi sempre di più? In “Faits divers” possiamo scoprire la violenza della rrealtà attraverso la violenza della cinepresa. Ma non tutti i filmati in concorso sono apparsi effettivamente all’altezza dei contenuti di partenza della Rassegna, ed escludendo volutamente i films dichiarati vincitori passo a trattare quelli a me parsi più meritevoli di segnalazione. In contrasto con la drammaticità del film francese ecco l’attenzione a tratti irriverente, icastica e sorniona, rivolta al cinema italiano e ad alcuni suoi autori più rappresentativi da Giuseppe Bertolucci in “Effetti personali”.

Una ricerca costruita, confezionata già in partenza con tanto di soggetto e di sceneggiatura, anche se apparentemente viene lasciata un po’ di libertà istrionica ai diversi conduttori che si alternano, e vi si ritrovano dei tratti di demenzialità tipicamente televisiva.
“Televisivo” è, in breve, il termine che più si attaglia alla maggior parte della produzione presentata, a sottolineare in fondo la prevalente influenza del nuovo mezzo elettronico e del video: oltretutto il cinema non ha mai lasciato grande spazio al documentario, che ha vissuto la sua stagione d’oro, si è evoluto proprio attraverso i piccoli schermi domestici ed è, quindi, ovvio che continui ad impostare la sua tecnica e la sua storia, tenendo in massimo conto questa sua particolarità.

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