TEMPO DI CORONAVIRUS – ancora sulla “Scuola”

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TEMPO DI CORONAVIRUS – ancora sulla “Scuola”

Terminavo il post di ieri, scrivendo

“Alle famiglie con figli minori bisognerà garantire che in questa fase (soprattutto in questa fase), la cui durata è ancora molto incerta, uno dei due genitori possa utilizzare lo smart working, anche in part time ed eventualmente all’interno di una linea lavorativa riconosciuta come LSU.”

In una delle “cronache locali” che tuttavia sta ottenendo un’eco “nazionale” si va chiedendo la “riapertura delle scuole” (non solo quelle superiori perlomeno da settembre, anche prima per i più piccoli).
A coloro che chiedono in queste ultime ore a gran voce che si riaprano le scuole, adducendo giustificazioni, che in periodi di normalità potrebbero anche essere condivisibili, chiedo che si fermino a riflettere prima di far partire la loro parte di natura irrazionale. Non abbiamo un nemico visibile contro cui indirizzare le tipologie di scelta. Non è un terremoto, nè un’alluvione il rischio che dobbiamo fronteggiare. Le scuole, così come le conoscevamo “prima” (e già non erano del tutto a norma: molte di esse non lo erano –non ce lo dimentichiamo!), non potrebbero garantire la “sicurezza” – a questo punto – sanitaria. E si rischierebbe di far ripartire i contagi: le scuole, oltre agli allievi – di tutte le età dai 3 ai 19 anni – sono necessariamente frequentate dal personale scolastico e dai genitori o congiunti autorizzati. Gli allievi, entrando in contatto con tutta questa “umanità” potrebbero diventare se non altro portatori sani con tutte le possibili conseguenze che ciascuno può immaginare. Il rischio d’altra parte è maggiore proprio nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, dove il distanziamento ottimale non sarebbe garantito, proprio in virtù di quanto alcuni genitori, non so se “surrettiziamente”, porterebbero a ragione giustificativa per le loro richieste di apertura anticipata rispetto a quanto ventilato finora dal Ministero: la mancanza, in questo periodo, di socializzazione. Tra l’altro nel seguire alcuni servizi ho potuto notare che tra i richiedenti non apparivano persone modeste ma (ovviamente “in apparenza” – lo ripeto) tutt’altro. Ora, è possibile che vi sia una forma che non corrisponda alla “sostanza” e che dietro quell’aspetto di benessere si celino drammi di carattere economico (in questo periodo è del tutto credibile); ma, ad un primo giudizio (che può essere fallace) mi verrebbe da dire che, laddove abbiano la possibilità in questa fase, anche per preservare se stessi e le loro famiglie dal contagio, sarebbe molto utile assumere una “tata” o un “tato” per seguire i loro rampolli (una o uno sarebbero una sicurezza in questa fase di rischio sanitario diffuso). Avendo uno spazio condominiale (o di rìvicinato) attrezzabile o attrezzato potrebbero supplire con ambienti molto limitati e spostamenti annullati al bisogno di socialità.
D’altra parte c’è anche l’intervento dello Stato ad hoc: il bonus baby sitter previsto per i minori di 14 anni. Vorrei capire chi ne ha ususfruito, anche confrontando i dati con quanti oggi chiedono a gran voce la riapertura delle scuole.
Trovo davvero molto ma molto curioso il richiamo “indiretto” a Don Milani con l’intestazione apposta alla petizione che recita: “Ministra, questa è una lettera a una Professoressa”.
Bisognerebbe che chi utilizza quel richiamo si ricordi perfettamente come era la “Scuola di Barbiana”. Forse qualcuno dei proponenti lo sa bene. Ma il tempo porta con sè i suoi “segni”: quella “scuola” era un esperimento “naturale”, vivo, diretto, non recuperabile all’interno delle “mura” di una struttura scolastica come quelle dei nostri tempi. Era “innovativo”, assolutamente fuori dagli schemi, un po’ come oggi è “la scuola al tempo del Coronavirus”. I nostri ragazzi ricorderanno questo periodo nella loro lunga vita come uno dei più belli ed innovativi: questa voglia di rinchiuderli in quelle scatolette striminzite che sono le strutture scolastiche, a fronte del “mondo” che si è spalancato davanti a loro 24 ore su 24, è una delle tante forme di sadismo che gli adulti vogliono infliggere ai giovani. Non dico che sia l’ “optimum” continuare in questa direzione, ma proviamo a trovare qualcosa di buono in questa esperienza, come ad esempio la “scoperta” della “famiglia” che non era proprio garantita a tutti, prima di questi eventi.
Poi, avremo tempo per rivedere ogni aspetto della nostra vita futura. Non abbiate fretta!

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COSA HO FATTO IN QUESTO TEMPO DI ATTESA – Gli esordi cinematografici dei grandi autori

COSA HO FATTO IN QUESTO TEMPO DI ATTESA
Gli esordi cinematografici dei grandi autori

Il 9 dicembre del 2014 scrivevo questo post

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LEZIONI DI CINEMA – L’alba degli autori Con questa di oggi 9 dicembre 2014 avvierò una linea di “LEZIONI DI CINEMA” dedicata agli esordi degli autori cinematografici. Questo “post” è solo un’anticipazione. Il primo autore del quale parlerò sarà Jacques Tati, riproponendo un mio scritto del 1983, “Jacques Tatischeff: in arte Jacques Tati” contenuto all’interno del Catalogo “France… mon amour” per l’omonima Rassegna curata da Massimo Smuraglia, Federica Maltinti e Ignazio Gulotta promossa e organizzata nell’estate del 1983 da ARCI UCCA Firenze – CE.D.RI.C. e Palazzo dei Congressi in collaborazione con Istituto Francese Ambasciata di Francia, Consolato di Francia e Salt Peanuts Club con il patrocinio del Comune e della Provincia di Firenze.

 

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Mi limitai poi a trattare esclusivamente la storia di Jacques Tati, come annunciavo.

Successivamente ho tuttavia lavorato ad un Power Point che ho portato in alcune scuole qui a Prato, trattando dell’ esperienza giovanile di alcuni grandi autori, in modo particolare italiani (Rossellini, Antonioni) e francesi (Renoir, Clair, Truffaut).

Questo tempo di ridotta attività pubblica mi ha spinto invece ad un lavoro “minimo” di ricerca sulle prime opere di grandi autori a livelLo internazionale.

Ho utilizzato Facebook per impostare in modo grossolano – con post quotidiani dal 26 marzo ad oggi 19 aprile – un quadro generale delle “opere prime” (laddove possibile anche le seconde; in qualche caso la prima disponibile da allegare) di un gruppo di autori cinematografici tra quelli più rappresentativi. Ho di fatto escluso alcuni autori dei quali non riuscivo a riportare riferimenti collegati al “tema”, cioè “come si sono fatti strada e quali siano stati i loro primi passi”. Quasi per tutti, la prima opera risulta “rivelatrice” della loro genialità.
Nei prossimi giorni avvierò una serie di approfondimenti riportando le storie di quegli esordi.

Joshua Madalon