“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – decima parte (vedi post 9 aprile 2020)

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“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – decima parte (vedi post 9 aprile 2020)

L’epoca in cui Beccaria scrive (ora non è tanto che la pena di morte se è privata è accettabile, se è pubblica non è accettabile), ma Beccaria scrive nel 1764 che è un’epoca in cui i delitti vengono puniti in maniera pubblica ed i supplizi sono un grande spettacolo di festa, cioè i supplizi sono pubblici, voi considerate questo, che il popolo, il pubblico ma non solo, cioè tutti gli appartenenti alle diverse classi sociali accorrevano a grandi frotte, in gran massa a vedere lo spettacolo delle pene capitali: era proprio un momento di festa, un momento pubblico. Le finestre delle case che davano sulle piazze sulle quali venivano praticati i supplizi venivano affittate a caro prezzo, costava molto, anzi era un buon investimento avere una finestra che dava sulla Place des Greves, o sulle piazze nelle quali venivano praticati i supplizi capitali. Le persone ci si recavano quasi a fare dei pic-nic, si portavano da mangiare, festeggiavano, celebravano, c’erano venditori ambulanti, c’era un’atmosfera di festa per cui il supplizio diventava uno spettacolo, spettacolo che però se era tale e ci si portavano anche i bambini non era così terribile, terrificante e quindi veniva meno al suo intento di punire; se però era uno spettacolo perdeva la sua funzione sacrale di applicazione della legge, quindi perdeva quel qualcosa collegato al carattere di sacralità che in fondo l’esercizio della legge deve avere. Non solo, ma lo spettacolo – ripeto – praticato in questo modo, perdeva anche quel carattere di deterrenza e di spavento, di sollecitazione a evitare il delitto che invece avrebbe dovuto avere. Per capici un po’ di più tratterei di un esempio di supplizio spaventoso: pensate che nel 1715 Claude Damiens, che era il giansenista che uccise Luigi XV, viene fatto a pezzi da 4 cavalli che lo squartano sulla piazza principale di Parigi e lo fanno a pezzi; è un supplizio di una spaventosità incredibile, a quel tempo erano ancora in uso non solo il supplizio della pena capitale ma anche supplizi accessori (tornenti, bruciamenti, marchi), c’era tutto un armamentario medievale che rendeva la pena accresciuta da questi supplizi, in modo da rendere l’idea del legislatore il supplizio doveva essere eclatante , doveva essere forte, doveva essere in grado di spaventare, ma in tal modo si veniva meno a quei principi di umanità che invece dovrebbero reggere ogni attività di giustizia. Non solo, ma il supplizio, sebbene spaventoso, dura il momento che dura, poi viene dimenticato. Beccaria propone di sostituire al supplizio della pena capitale la comminazione dell’ergastolo e la trasformazione dell’ergastolo da prigione perpetua in condanna ai lavori forzati a vita in modo che il cittadino o comunque il membro della società che ha infranto il patto sociale al quale si è impegnato nel momento in cui ha accettato di far parte della società risarcisca la società stessa del danno che ad essa ha inferto attraverso il proprio lavoro, attraverso l’erogazione del proprio lavoro.
Vi leggo, ora, la parte in cui Beccaria esamina questo punto:
“La pena di morte fa un’impressione che con la sua forza non supplisce alla pronta dimenticanza naturale all’uomo…….

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