3 settembre – Afghanistan – parte 3 – con un doveroso breve preambolo – La consapevolezza della (dura) realtà ed una serie di constatazioni anche valide per noi

Afghanistan – parte 3 La consapevolezza della (dura) realtà ed una serie di constatazioni anche valide per noi

Preambolo Ogni popolo ha conquistato in modo autonomo le sue libertà; le grandi Rivoluzioni hanno visto protagoniste le masse, semmai guidate da un ceto borghese o popolare, ma intellettuale. Anche il popolo afgano, se vuole che tutto cambi a favore di una civiltà di tipo occidentale, deve essere in grado “liberamente” di assumersi quest’onere, senza pensare che “altri” svolgano tale compito in sua vece – Noi occidentali possiamo indicare la via, ammesso (e non concesso) che sia quella giusta ma poi, al netto della necessaria solidarietà per tutt3 coloro che vogliano allontanarsi temendo per la vita loro e delle loro famiglie, per le quali le nostre “porte” devono essere spalancate, bisogna che siano in grado in piena autonomia di decidere sul loro futuro, sia esso quello del mantenimento dello stato attuale (talebani e aderenza islamica) sia altro

Sulla situazione che si è andata creando in Afghanistan sono Illuminanti le parole pronunciate da papa Francesco nel corso di una intervista ad una Radio cattolica spagnola. Le ha condivise, attribuendole alla calcelliera Merkel, ma appartengono ad un altro leader mondiale, quello russo, Vladimir Putin. Può sembrare curiosa questa involontaria concordia di pensiero, ma è quello che quasi certamente la stragrande maggioranza della popolazione mondiale pensa (anche se poi sono in pochi quelli che davvero contano sul piano della messa in pratica) e da molto tempo. “Per quanto posso vedere non tutte le eventualità sono state prese in considerazione qui, sembra, non voglio giudicare, non tutte le eventualità. Non so se ci sarà una revisione o meno, ma certamente c’è stato molto inganno forse da parte delle nuove autorità. Io dico inganno o molta ingenuità, non capisco” ha detto Bergoglio introducendo poi la lettura di un testo: “È indispensabile che la politica irresponsabile dell’ingerenza dall’esterno e della costruzione della democrazia in altri Paesi, ignorando le tradizioni dei popoli, abbia fine”.  

Di certo, sembra di essere entrati in una “commedia dell’assurdo” con tanti protagonisti che finiscono per apparire delle vere e proprie “caricature” come il “Miles gloriosus” plautino o il “Capitano” della nostrana Commedia dell’Arte. In questa vicenda finiranno per farci una davvero figura cacina gli americani la cui “intelligence” (merita a questo punto la minuscola) non è stata in grado di prevedere in modo più o meno vicini alla realtà – sarebbe il suo ruolo – gli esiti della faccenda: per loro non ci sarebbero stati problemi per le operazioni di rientro fino al termine dell’anno in corso. Sono stati gabbati, e con loro anche gran parte di tutti gli altri partecipanti alla “missione”, da un nugolo di personaggi da loro considerati a tutta evidenza “inferiori”. E che sul piano della preparazione strategica con una conoscenza millimetrica del territorio e della sua storia e delle sue tradizioni è di gran lunga “naturalmente” superiore a chicchessia.

A questo si riferisce il Papa, quando contribuisce a creare una forma di rispetto che tradizionalmente i “popoli” forti (sedicenti “civili”) non hanno avuto nei secoli verso popolazioni considerate “inferiori”. Bisogna evitare di cascare ideologicamente in tale “tranello”, partecipando ad un gioco mistificatorio intorno ad una presunta “occidentalizzazione” della civiltà afgana che sarebbe offuscata dalla protervia dei “talebani”.

La realtà è ben altra, molto lontana e diversa da quella che ci si vorrebbe far credere. Nel senso che, pur esistendo una tradizione che vede esclusa la donna dalla partecipazione sociale, che soffoca ogni forma di libertà di espressione simil-occidentale artistica e non solo, non si può pretendere che il cambiamento avvenga sotto forma di “occupazione” straniera (pur camuffata da “missione di pace”). La realtà cui oggi assistiamo ci dice che le condizioni sociali da venti anni a questa parte non sono migliorate per la stragrande maggioranza della popolazione. Una minoranza che a qualcuno è apparsa considerevole, grazie ad una propaganda mediatica profondamente scorretta, ha visto aprirsi varchi occidentali, ma alla fine dei conti “innaturali” rispetto ai contesti.