Afghanistan – parte 4 – con un doveroso breve preambolo – La consapevolezza della (dura) realtà ed una serie di constatazioni anche valide per noi

Afghanistan – parte 4 – La consapevolezza della (dura) realtà ed una serie di constatazioni anche valide per noi – Perché il “preambolo”

Perché il “preambolo”

Al post del 3 settembre ho inserito un “preambolo” le cui motivazioni pur già in esso espresse necessitano di ulteriori precisazioni ed approfondimenti. Trovo che siano approssimative le valutazioni che in queste ultime settimane sono state approntate, sull’onda emozionale degli eventi, da parte della Destra così come della Sinistra del “nostro” Paese. Occore far salvi i valori fondamentali da noi conosciuti storicamente e riferiti alle conquiste civili che ci sono pervenute nel tempo, acquisite progressivamente anche se in fasi alterne: lo studio della Storia dovrebbe aiutare a comprendere anche quel che oggi accade in realtà molto lontane e diverse dalle nostre. Chi vive l’attualità senza riflettere sugli eventi trascorsi non è in grado di esprimere valutazioni concrete e si ferma inevitabilmente a gestire l’emozionalità derivata dalla tragica situazione nella quale “sembra” essere piombata la “società” afgana. Di fronte a quel che vado scrivendo il dubbio che io sia cinico e insensibile oppure che sia stato o diventato (io che mi sono sempre dichiarato “di Sinistra”) sostenitore delle Destre. Innanzitutto – come dico sopra – le Destre non si sono distinte in questi ultimi tempi in modo contrapposto alle Sinistre: hanno addirittura mostrato compassione e solidarietà soprattutto verso le donne e i bambini, anche se poi hanno mostrato qualche tentennamento rispetto alla possibilità che si possa assistere ad un flusso migratorio di portata biblica. Mentre le Destre cavalcano i temi sentimentali che hanno accomunato il popolo bipartisan, le Sinistre utilizzano i temi civili dell’Occidente come se fossero già patrimonio acquisito, pane quotidiano della società afgana, fermandosi sull’ “hic et nunc” e finiscono così con il non rendere comprensibile storicamente le attuali condizioni di quella società. In pratica si opera lasciando pensare a  coloro che non conoscono la Storia che in quelle lande si stia attuando un arretramento, un capovolgimento delle condizioni civili e sociali, politiche e culturali. Non è così! anche se non si possono condividere usi, costumi e pratiche religiose lontane dalla nostra tradizione (frutto, come già accennato, di evoluzioni secolari), la realtà ci impone il dovuto rispetto, anche se non ci piace e ci adoperiamo per aiutare il cambiamento. Ma “questo” deve avvenire con l’acquisizione da parte di quei popoli di una autonoma consapevolezza democratica che, in questi venti ultimi anni, l’Occidente non è stata capace di diffondere. Le giuste proteste di quella parte minoritaria che si è evoluta in modo diverso vanno sostenute con altrettanta consapevolezza da parte nostra di non essere riusciti, utilizzando sistemi molto simili a quelli colonialistici delle grandi potenze mondiali, a produrre effetti positivi diffusi sull’intero territorio. Un nugolo di “talebani” è stato capace di occupare il Potere in poche ore, senza incontrare molta resistenza; questo vuol dire che la cultura occidentale non aveva prodotto radici.