13 settembre – una serie di nuovi post – ASCOLTO – Riflessioni “quasi in diretta” – Un viatico per proseguire il cammino fuori dalla pandemìa – 2

una serie di nuovi post – ASCOLTO – Riflessioni “quasi in diretta” – Un viatico per proseguire il cammino fuori dalla pandemìa – 2

Il mio tipo di approccio alle “realtà” è quello di un’ educazione permanente piena che corrisponde a quel che riporta il “Lessico del XXI secolo” nell’Enciclopedia “Treccani” e cioè “Qualsiasi attività avviata in qualunque momento della vita, al fine di migliorare conoscenze, capacità e competenze in una prospettiva personale, civica, sociale oppure occupazionale.” Non smetto mai di voler imparare e comunicare quel che acquisisco all’interno di un moto perpetuo. Ed è così che, mentre meditavo sulle scelte da intraprendere all’interno di un contesto così limitato come lo può essere una porzione di città e, addirittura, una porzione di una parte di città, mi è sopraggiunta la triste notizia della fine fisica di una delle figure più importanti dell’arte musicale popolare di levatura internazionale anche se relegata da decenni in quell’angolo di mondo che è Scandicci, piccolo comune di provincia. Mi riferisco a Giulia Lorimer, che ha prodotto nel corso della sua esistenza decine e decine di appassionati esecutori e cultori, soprattutto della tradizione celtica. Leader insieme a Stefano Corsi dei “Whisky Trail”, ha lasciato numerose tracce tangibili della sua arte.

https://www.facebook.com/563143130435173/videos/566398600109626

E’ stata Facebook a lanciare la notizia attraverso i suoi utenti. Una di questi, Cristina Trinci, ha postato un suo video del gennaio 2014 dove ella fa una lunga intervista all’artista. Il titolo del programma è “La strada” e sui titoli di testa che scorrono è inserita una parte della canzone di Giorgio Gaber, quella che ho riportato all’interno del post di ieri. Quei versi erano per me evocativi rispetto a quel che – qui a Prato in una periferia semi stordita dai postumi della virulenza patita – si ambisce a ricostruire pezzo su pezzo, mattoncino su mattoncino una socialità che risorga dalle macerie. Non è certamente fuori luogo il ricorso al “dopoguerra” che tanti osservatori – forse partendo da una visione “dal basso” – svolgono in questo periodo. In quei versi si respira questo anelito alla pratica della “strada”, il luogo dove entrare in contatto con gli occhi della gente, con le loro voci, le loro attese. Quella pratica dell’”ascolto” che è sventolata come espressione virtuosa da parte della Politica professionistica; ma è in definitiva strumentale e ipocrita, perchè viene posta al servizio di quelli che sono gli interessi particolaristici poco più che personali dei vari gruppi di Potere economici imprenditoriali immobiliari. Si dà spazio all’ascolto per concedere le briciole al popolo e grandi guadagni ai faccendieri di vario livello.

L’ “Ascolto” deve essere attento, discreto al limite dell’invisibilità e deve preparare al soddisfacimento delle minute esigenze che si evidenziano sul territorio e che possono essere risolte con piccoli e significativi interventi pubblici.

In questi mesi ancor più che prima si è avvertita la mancanza di punti di riferimento “di vicinanza”. Non è fuori luogo chiedersi le ragioni per cui sono state smantellate completamente le strutture periferiche, a partire dalle Circoscrizioni; e ragionare su a chi è convenuto, il classico “Cui prodest?”. Intorno a questi temi già da molto tempo prima che si scatenasse il Covid19 avevo denunciato questa mancanza. Bisognerà riprendere anche in mano questi temi.