4 settembre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – Atti di un Convegno del 2006 parte 9

IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – Atti di un Convegno del 2006 parte9.

Breve preambolo: quel che viene qui presentato (siamo alla parte 9) è la trascrizione di una registrazione – vi possono essere errori ed in ogni modo la punteggiatura è manchevole

Prosegue l’intervento del Professor Maurizio Fioravanti – Presidente del P.I.N.

Detto questo io vorrei sottolineare un solo aspetto che è quello che è un po’ più connesso anche con il mio modo di pensare, no? Io sono un giurista. Non sono un avvocato, ma sono un giurista. E noi giuristi lavoriamo molto con i concetti. Voi dite che cosa ha a che fare Pasolini con questo? Ora ve lo spiego. Questo è il mio percorso che serve a rendere non formale. C’è un aspetto di Pasolini che è il più noto ed è stato riferito più volte: è la critica al cosiddetto consumismo. Allora, nel mentre nasce la società dei consumi, nasce anche la sua critica. Questo è nella storia della cultura occidentale: nasce lo Stato moderno e nasce la critica (parola non comprensibile – VOCE FUORI MICROFONO). Nasce la società del consumo e nasce la critica alla società del consumo.

E’ l’aspetto più noto. Quello pure noto, ma meno sottolineato che io mi ricordo un po’ di più Perché poi nel frattempo ho fatto le mie scelte e sono entrato nel mio mondo professionale, è il suo orrore, adopererei questo termine, per la banalizzazione del linguaggio. Secondo me Pasolini era un cultore della precisione del linguaggio. E questo, badate, che oggi è un danno altrettanto grave che è ad esso omologo. Il consumismo vuol dire, lo dico volgarmente, io compro un po’ di tutto non avendo chiari i miei bisogni veri. Ora è una definizione molto sommaria. Non è solo il bisogno indotto il consumismo, è la genericità del comprare in funzione di bisogni non precisi.

E in che cosa è omologo quest’altro aspetto o affine? Usare le parole come se non significassero (parole non comprensibili – VOCE FUORI MICROFONO)…io nel mio lavoro, che è quello del costituzionalista, la svalutazione ormai totale della parola democrazia è un problema davvero grave Perché alla fine di questo ciclo che ha consumato non solo le merci, ma anche le parole, chiunque può proclamarsi democratico, ha ottimi motivi per esserlo e nessuno alla fine lo è davvero, solo in pochi lo sono Perché la parola non ha più segnali, non ha più significato. E questa credo sia la cosiddetta banalizzazione. La banalizzazione prima di tutto dei concetti, strumenti linguistici con i quali noi comunichiamo. Che il popolo debba essere sovrano lo possono dire in molti da molti punti di vista ed alcuni di questi oggi sono addirittura molto pericolosi Perché quel concetto della sovranità del popolo ha perso il significato pregnante si è dilatato e si è completamente banalizzato.

Il consumismo vuol dire io uso le cose che compro in modo rapido e le getto via e così abbiamo fatto anche con le parole, con i concetti: li uso in modo rapido e li getto via. E la difficoltà di comunicare oggi sta nel fatto che il nostro bagaglio storico, queste parole pesanti sono (parole non comprensibili – VOCE FUORI MICROFONO)…gli uomini in Occidente hanno messo qualche secolo a costruire e noi ne abbiamo consumate…(parola non comprensibile – VOCE FUORI MICROFONO).