UN LUNGO POST SULLA QUESTIONE SANITA’ E SULL’ANNUNCIO DEL NUOVO DISTRETTO DI SAN PAOLO – C’E’ DA FIDARSI?

 

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UN LUNGO POST SULLA QUESTIONE SANITA’ E SULL’ANNUNCIO DEL NUOVO DISTRETTO DI SAN PAOLO – C’E’ DA FIDARSI?

A Prato, come in molte altre importanti città italiane, il 2019 sarà un anno “elettorale”: si rinnovano tra gli altri i Consigli comunali di Prato e Firenze.

Ho seguito “a latere” ma con attenzione le vicende dello smantellamento del Distretto sanitario di San Paolo, periferia popolare e popolosa Ovest di Prato. Tra le altre questioni, con la chiusura di quello spazio in contemporanea con la chiusura/apertura del vecchio/nuovo Ospedale con i problemi gravi che ciò ha prodotto in termini di servizi, questa parte della città ha subìto un profondo decadimento sociale, al quale non ha corrisposto la giusta attenzione da parte dell’Amministrazione comunale che, solo in queste ore, dovendo prepararsi alla contesa elettorale, lancia un messaggio attraverso l’Assessore ai Servizi Sociali, rassicurando che il Distretto si farà.  Fino ad ora gli interventi urbanistici hanno riguardato scelte molto discutibili dal punto di vista dell’impatto sociale (Giovani – Ambiente – Cultura – Urbanistica – Servizi) che non hanno portato miglioramenti.                                    

Siamo a metà giugno 2018: durante l’intera legislatura dal 2014 ad oggi si è discusso ed ora a meno di un anno dalla scadenza elettorale si procede a qualche “annuncio” come quello riportato sui social.

Ormai non bastano i meri annunci: i cittadini sono stanchi di farsi buggerare da politicanti incapaci e non interessati ai reali problemi.   Non si fidano più!

Cosa ci comunica l’Assessore Biancalani? Ecco: questo in grassetto è il testo.  Di seguito una serie di miei interventi su questo tema, pubblicati sul mio Blog. Sono di certo ripetitivi, ma attestano che su questi temi le persone più attive come Fernando Masciello,  appartenevano alla “società civile” e non a forze politiche come qualcuno pretenderebbe di fare a proprio esclusivo vantaggio “elettorale”.

 

 

Lo avevamo promesso ai cittadini di San Paolo, ma non solo, dopo la chiusura del vecchio distretto perché non più a norma. E ora ci siamo. Questa mattina è stata firmata la convenzione tra Comune di Prato e Asl per la realizzazione del nuovo distretto socio sanitario. Sorgerà in via Toscanini, sarà ampio tre volte più del vecchio (1500 metri quadri) e comprenderà il centro prelievi, gli ambulatori, il centro salute donna e in servizi per la salute mentale, oltre ai servizi amministrativi (cambio medico e pediatra, dichiarazioni esenzioni e così via). Il prossimo passo è la variante urbanistica in Consiglio comunale mentre andiamo avanti con la progettazione. Luigi Biancalani

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11 novembre 2014

SMANTELLIAMO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE in nome e per conto dell’Austerity
– PRATO DUE ESEMPI LOCALI –

Capita, e sì che capita, che in una certa parte della nostra vita si abbia più bisogno di cure, analisi, medicine e via dicendo, si abbia maggior bisogno della Sanità. E di certo ne hanno ancor più bisogno coloro che non sono vissuti negli agi e nella ricchezza; coloro che hanno tribolato, arrancato nelle loro attività lavorative e si trovano nella parte discendente della loro vita, semmai rinunciando ai costosi mezzi di trasporto personali, con difficoltà progressive nella deambulazione. La società anziana e sempre più povera con la crisi crescente subirà nuovi attacchi alla qualità della sua vita con altri interventi che si assommano a quelli già in atto. Per quel che riguarda la Toscana e Prato utilizzo due esempi concreti sui quali intenderei avere anche sostegni e risposte.
Il primo riguarda ciò che è già in atto e che appare un vero e proprio attacco al Servizio Sanitario Nazionale; non so se quel che accade qui in Toscana avvenga anche altrove, ma capita che per tantissime persone, sia per la mancanza di servizi adeguati sulla diagnostica (soprattutto radiografie, TAC e Risonanza Magnetica) sia per i costi, risulti maggiormente conveniente servirsi di strutture private. In questo modo si profila il depauperamento del SSN ed il conseguente arricchimento dei “privati”.
Il secondo esempio ha caratteristiche locali. A Prato, a breve, il Distretto Sanitario Prato Ovest in via Clementi – San Paolo chiuderà i battenti. Qualcuno potrebbe dire che da pochi mesi a due passi c’è il “nuovo” Ospedale, ma già si sentirebbero opporre la certezza che quella struttura, per ampiezza (si fa per dire; è più piccolo di gran lunga rispetto al “vecchio”) e per competenze esplicate non ha alcuna possibilità di supplire alla operatività del Distretto di via Clementi. Qualcun altro potrebbe dire che gli ambienti di via Clementi sono angusti ed inadatti ad ospitare tali funzioni; bene! se i politici e gli amministratori si fossero guardati meglio intorno si sarebbero accorti che vi sono decine, forse centinaia di capannoni inutilizzati proprio in quell’area e che, dunque, prima di decidere lo smantellamento dei servizi, si attivassero sullo stesso territorio di San Paolo a trovare soluzioni utili per la collettività.
Il territorio di San Paolo e zone limitrofe è abitato densamente da una popolazione anziana e la chiusura del Servizio Sanitario di via Clementi apporterà un ulteriore arretramento della loro “qualità della vita”.
Il Circolo ARCI San Paolo di via Cilea si fa promotore di una raccolta firme a sostegno del “provvisorio” mantenimento dei servizi sanitari di via Clementi in attesa che venga reperito uno spazio più ampio e dignitoso dove espletarlo in futuro.

 

 

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18 dicembre 2014

Un Paese iniquo perché i loro “leader” sono tendenzialmente iniqui non può essere “riformato”.
La parola “equità” è semplicemente un “boccone avvelenato” offerto al popolo assetato di giustizia. La si prepara come fosse una “torta” per propinarla agli affamati; soprattutto gli ultimi Governi – da Monti a Renzi – hanno utilizzato come arma impropria il timore di interventi “esterni” sull’Economia per andare ad intaccare nel profondo più di quanto sia necessario il “welfare” soprattutto quello della “povera gente” sempre più povera e sempre più affollata (anche la classe media è toccata dalla crisi economica). I detentori della “ricchezza” sono sempre più ricchi; prevale la furbizia della “legalità”, ovverosia la capacità di utilizzare a proprio vantaggio le pieghe delle leggi sempre più costruite a favore dei “potenti” dai loro fedeli servitori. Di fronte agli scandali miliardari che hanno caratterizzato la storia recente e nei quali sono state coinvolte in maniera diretta donne ed uomini che della Politica hanno fatto il loro unico e redditizio “mestiere” si è voluto diffondere l’unico obiettivo di stringere i cordoni della borsa pubblica ma non si è proceduto nel contempo ad una vera e propria moralizzazione. Le forze politiche cui quegli “illustri” esponenti facevano (e fanno) riferimento non hanno per niente avvertito il dovere di operare un reale cambiamento al loro interno ma si sono impegnati fortemente ad intervenire sulla “spesa pubblica” tagliando le risorse ad essa destinate, sostenute in verità in questo loro intento da un’ opinione pubblica passionalmente sospinta nella richiesta di “giustizia ed equità”. Di fatti sta accadendo che gli interventi sulla “spesa pubblica” finiscono per mortificare gli onesti mantenendo inalterata la forza dei disonesti. Ne è prova certa l’intervento sulla Sanità che riducendo gli spazi “pubblici” per la Medicina di base e preventiva incentiva l’intervento “privato” anche per quelle fasce di reddito medio-basse, escludendo del tutto e relegandole verso le agenzie e gli organismi caritatevoli quelle sulla soglia ed oltre della miseria.

E’ quello che accade dappertutto ed un esempio ne è la scelta scellerata della Regione Toscana. In nome della “spending review” si chiudono alcuni Distretti sanitari ed il caso di Prato sollevato da questo BLOG ne è l’esempio. Qui di seguito quello che scrivevo l’11 novembre; subito dopo alcuni cittadini membri di un’Associazione locale ed altri membri del CIRCOLO ARCI di via Cilea si sono impegnati a raccogliere delle firme per una petizione.

LUNEDì 22 alle ore 21.00 presso il Circolo ARCI Borgonuovo in via Lorenzo da Prato ci sarà un’iniziativa dei cittadini per chiedere che la Regione faccia TOTALMENTE marcia indietro.

SMANTELLIAMO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE in nome e per conto dell’Austerity
– PRATO DUE ESEMPI LOCALI –

Capita, e sì che capita, che in una certa parte della nostra vita si abbia più bisogno di cure, analisi, medicine e via dicendo, si abbia maggior bisogno della Sanità. E di certo ne hanno ancor più bisogno coloro che non sono vissuti negli agi e nella ricchezza; coloro che hanno tribolato, arrancato nelle loro attività lavorative e si trovano nella parte discendente della loro vita, semmai rinunciando ai costosi mezzi di trasporto personali, con difficoltà progressive nella deambulazione. La società anziana e sempre più povera con la crisi crescente subirà nuovi attacchi alla qualità della sua vita con altri interventi che si assommano a quelli già in atto. Per quel che riguarda la Toscana e Prato utilizzo due esempi concreti sui quali intenderei avere anche sostegni e risposte.
Il primo riguarda ciò che è già in atto e che appare un vero e proprio attacco al Servizio Sanitario Nazionale; non so se quel che accade qui in Toscana avvenga anche altrove, ma capita che per tantissime persone, sia per la mancanza di servizi adeguati sulla diagnostica (soprattutto radiografie, TAC e Risonanza Magnetica) sia per i costi, sia maggiormente conveniente servirsi di strutture private. In questo modo si profila il depauperamento del SSN ed il conseguente arricchimento dei “privati”.
Il secondo esempio ha caratteristiche locali. A Prato, a breve, il Distretto Sanitario Prato Ovest in via Clementi – San Paolo chiuderà i battenti. Qualcuno potrebbe dire che da pochi mesi a due passi c’è il “nuovo” Ospedale, ma già si sentirebbero opporre la certezza che quella struttura, per ampiezza (si fa per dire; è più piccolo di gran lunga rispetto al “vecchio”) e per competenze esplicate non ha alcuna possibilità di supplire alla operatività del Distretto di via Clementi. Qualcun altro potrebbe dire che gli ambienti di via Clementi sono angusti ed inadatti ad ospitare tali funzioni; bene! se i politici e gli amministratori si fossero guardati meglio intorno si sarebbero accorti che vi sono decine, forse centinaia di capannoni inutilizzati proprio in quell’area e che, dunque, prima di decidere lo smantellamento dei servizi, si attivassero sullo stesso territorio di San Paolo a trovare soluzioni utili per la collettività.
Il territorio di San Paolo e zone limitrofe è abitato densamente da una popolazione anziana e la chiusura del Servizio Sanitario di via Clementi apporterà un ulteriore arretramento della loro “qualità della vita”.
Il Circolo ARCI San Paolo di via Cilea si fa promotore di una raccolta firme a sostegno del “provvisorio” mantenimento dei servizi sanitari di via Clementi in attesa che venga reperito uno spazio più ampio e dignitoso dove espletarlo in futuro.

 

 

 

 

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19 dicembre 2014

 

LUNEDI’ 22 ORE 21.00 – al circolo BORGONUOVO di via Lorenzo da Prato i cittadini discutono della ventilata “chiusura” delDISTRETTO SANITARIO di via Clementi

Da questo BLOG è partito in modo ufficiale (nelle strade, nei mercati e negli uffici e nei circoli se ne parlava da tempo) la richiesta di BLOCCARE l’iter scellerato della chiusura del Distretto Sanitario di via Clementi a Prato. Questa scelta sarebbe un colpo mortale ad una realtà demograficamente fitta socialmente sempre più povera e sostanzialmente anziana. Il Circolo ARCI di via Cilea attraverso questo BLOG lanciò l’idea di preparare una petizione, raccogliere firme per evitare questa scelta; si è contestata la motivazione legata all’inidoneità degli ambienti di via Clementi (per i quali l’ASL paga l’affitto), soprattutto perché in quella zona vi sono centinaia di capannoni ed ambienti vari sfitti che potrebbero essere utilizzati per il “trasferimento” della struttura (e non , dunque, per la sua definitiva struttura). Tra l’altro le funzioni del Distretto non verrebbero in alcun modo compensate dal nuovo Ospedale che non è in grado nemmeno di sopperire alle necessità correnti. I membri del Circolo hanno trovato cooperazione in Umberto Valdambrini e la nuova Associazione che si andava appena allora costituendo ed in Cristina Sanzò, consigliera comunale del PD Presidente della Commissione Bilancio che ha preparato e discusso ieri giovedì 18 una sua Interrogazione, ricevendo la disponibilità e l’impegno da parte del Sindaco e dell’Assessore al Sociale per ricercare sul territorio di San Paolo strutture utili ad ospitare il Distretto Sanitario evitandone la chiusura e la conseguente mancanza dei servizi di prevenzione e cura per i cittadini.

 

 

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6 febbraio 2015

Nella vicenda relativa alla annunciata chiusura del Distretto Sanitario di via Clementi a Prato Ovest (zona San Paolo) si metterà alla prova anche l’Amministrazione comunale, che non può tirarsi fuori dalle responsabilità (è assurdo affermare che “non ci si possa far molto” e che la responsabilità unica sia dell’Azienda Sanitaria). Occorre – forse questo sì – coraggio ed anche le forze politiche come il Partito Democratico forte del consenso ottenuto in recenti competizioni elettorali dovrà mostrare gli attributi, se li possiede; e quando parlo del PD mi riferisco di certo al Sindaco Biffoni ma anche al Segretario Bosi, perché è questa un’altra occasione da non perdere come quella per ora “persa” della vicenda Aeroporto di Firenze-Peretola. I cittadini elettori di San Paolo avranno da riflettere nell’occasione delle prossime tornate elettorali; le scelte politiche regionali volute da Rossi e compagnia bella vanno in controtendenza rispetto all’assunto che chi si occupa di Politica lo faccia per difendere gli interessi “comuni”, anche perché nel caso in oggetto finiranno per avvantaggiarsi solo le strutture “private” che già ora hanno di che festeggiare, visto che anche l’Ospedale NUOVO non è in grado di erogare gli stessi servizi già parecchio limitati di quello VECCHIO. Le stesse promesse di poter utilizzare strutture convenzionate a supporto della riduzione oggettiva dei servizi non sono state mantenute.

I cittadini di una realtà la più popolosa, la più anziana e la più “povera” di Prato non possono veder ridursi il loro già “basso” tenore di vita; è forse il tempo di far sentire la loro voce: c’è una sola unica soluzione!

BLOCCARE LA CHIUSURA E PROVVEDERE A RICERCARE SUL TERRITORIO DI SAN PAOLO UNA STRUTTURA IDONEA AD OSPITARE TUTTI I SERVIZI FINORA EROGATI INCENTIVANDOLI ULTERIORMENTE!!!

 

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31 gennaio 2016

LA QUESTIONE SANITARIA A PRATO: UN (forse maldestro)TENTATIVO DI ALLEGGERIMENTO DELLA TENSIONE NELLA FRAZIONE SAN PAOLO DI PRATO

Lo si sa: quando i cittadini a ragione si agitano il “potere” politico/amministrativo tenta di imbonirli inviando degli autentici “azzeccagarbugli” esperti del gioco delle tre carte allo scopo di alleggerire la tensione contando sulla dabbenaggine e la credulonità degli astanti. A costoro suggerisco di capire il senso partenopeo della frase “ccà nisciuno è fesso” e di un’altra forma verbale anch’essa napoletana “avite sbagliato palazzo”.
E, visto che forse dobbiamo raccontarla, cerchiamo di essere sintetici e chiari!
Da un anno nella frazione San Paolo, una delle più popolose, delle più anziane, delle più povere, delle più multietniche (ma l’ambito territoriale è assai “più” ampio), è stato chiuso il Distretto sanitario. I cittadini prima che lo si chiudesse hanno rappresentato le loro “doleances” chiedendo che non si procedesse prima di reperire alternative, ma il “potere” regionale, sanitario pubblico e privato – ma ben più privato! – ha disatteso tali richieste, promettendo di fronte a vibranti ma civili (e forse è un limite? Vorrei che non lo fosse) proteste soluzioni solo provvisorie in attesa di urgenti soluzioni definitive. Gli impegni anche allora giocati in modo ipocrita e cinico ci sono stati ma dopo un anno non si intravedono altro che “chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere….”. Fino a quando, poi, alcuni cittadini, Fernando Mascello uber alles, si sono organizzati ed hanno deciso di agire, indicendo una Conferenza Stampa ed accusando ASL, Regione Toscana e Comune di Prato di essere inadempienti, soprattutto di fronte a proposte concrete (nel frattempo è stata addirittura trovata la soluzione con una struttura nel cuore di San Paolo ed è stato approntato da tecnici privati un progetto; al quale il Sindaco, che abdica al suo ruolo di “garante” per tutti – pubblico e privato, intendo dire, ha risposto che non può impegnarsi su materie che riguardano l’ASL).
L’altra sera sono apparsi al Circolo ARCI San Paolo, che continua ad essere avamposto a difesa degli interessi comuni, il Direttore della Società della Salute Michele Mezzacappa (Presidente è l’Assessore alla Salute ed alle Politiche sociali dell’attuale Giunta, “ma anche” preposto della Misericordia in palese “conflitto di interesse”, ma in quest’epoca “renziana” chissenefrega!) e il consigliere regionale PD Nicola Ciolini. Mai più come in quest’occasione vale “Timeo Danaos et dona ferentis”, frase di virgiliana scolastica memoria. Gentiluomini pronti ad ascoltare ed a proporre: ho parlato di gioco delle tre carte, ovverosia dell’ambiguità del “parlare politico”. Infatti la proposta allettante è “siamo disponibili, non solo, siamo “disponibilissimi!”; “abbiamo pronto il bando e siamo aperti a due opzioni, una che contrassegniamo con la “A” ed un’altra con la “B”. Che bello! Direste! Che bello, sì, ma… Prima opzione (“A”): reperimento a breve – sei o dodici mesi – di un fabbricato che sia pronto ed a norma; seconda opzione (“B”): utilizzo di uno spazio comunale per costruirvi una struttura “ex novo” con tempi burocratici amministrativi di certo più lunghi. Intanto il “privato” gongola ed accresce i suoi introiti.
In effetti va spiegato che qualsiasi fabbricato preesistente per poter poi essere utilizzato come sede del Distretto avrebbe bisogno di ristrutturazioni e messa a norma onerose – a carico del proprietario, il quale poi lo potrebbe mettere a reddito affittandolo all’ASL lo spazio. Tuttavia tra l’esborso di centinaia di migliaia di euro in pochi mesi ed il rientro con la retta di affitto non vi è alcun guadagno – anzi si tratterebbe di “perdita secca”. Indubbiamente una soluzione ci sarebbe! Basterebbe che gran parte dei lavori di ristrutturazione e messa a norma fossero già a carico dell’ASL; il vantaggio evidente per il pubblico sarebbe che in pochi mesi il territorio avrebbe un Distretto “pubblico” funzionale (prelievi, consultori, guardia medica). L’ipotesi “B” non va bene anche perché è stata ventilata l’ipotesi che il terreno pubblico forse disponibile (ma non esiste ancora neanche la certezza) è al di là della Stazione ferroviaria di Borgonuovo, zona dalla difficile viabilità ed assolutamente fuori mano per la popolazione di San Paolo.
I cittadini di San Paolo non sono dei “polli” e nemmeno dei “trogloditi”. Vi sono molte teste pensanti che non si lasciano turlupinare ed attendono risposte concrete, efficaci e veloci. E non si meraviglino i nostri politici che il Circolo PD sia chiuso per mancanza di adesioni! A proposito, di quale Prato ha parlato il Segretario provinciale PD Bosi a Parma?

 

Joshua Madalon

 

– scusandomi per il lungo post – 

LA POLITICA DEL “NULLA”!!!

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LA POLITICA DEL “NULLA”!!!

Non di certo per scelta, ma forse per complessione, sono incline alla critica, senza mai disdegnare l’”auto”critica. Rilevo in questo modo molti dei miei errori di valutazione, di supervalutazione, di alcune decisioni soprattutto in campo politico, anche se non mi sono mai pentito di avere fatto prevalere la mia coscienza di uomo libero. Rassomiglio ad un anarchico ma non rivendico l’appartenenza a quel campo.

In questi ultimi giorni quel che resta della Sinistra, a partire dal Centrosinistra sbiadito dal renzismo, il cui punto di riferimento è il “liquidatore” del PD, scopre che Salvini – leader della Lega – è di Destra e che, quindi, tuona contro migranti e rom, facendo crescere i consensi soprattutto per la forza politica direttamente a lui riferita. Dove erano, questi signori della Sinistra, fino all’altroieri? Quali “politiche” hanno proposto al Paese? In che modo hanno affrontato le emergenze?

Obnubilati dal Potere acquisito hanno proseguito ad accumulare errori politici progressivi, senza mai avere la capacità di analizzare in modo severo i dati che pure emergevano con forza sulle condizioni sempre più precarie di una sempre più larga fetta della popolazione, sull’aumento delle differenze, sulle umiliazioni dei meriti e la valorizzazione clientelare a vantaggio di pochi “eletti”, sul bisogno di “sicurezza” più psicologica ma reale in modo particolare delle periferie, sulla necessità di regole uguali ed indistinte.

Oggi sembrano pugili suonati che blaterano riflessioni acide, senza un minimo di autocritica. Ma che dico: un minimo? Bisognerebbe essere capaci di far saltare il tavolo, allontanando coloro i quali non sono in grado (e purtroppo, forse per interessi calcificati, sono tantissimi) di riflettere e riconoscere i propri errori. Sono patetici sia i leaders sia i loro sostenitori sia – allo stesso modo – coloro che avrebbero avuto già da tempo la possibilità di far sentire la propria voce dall’interno di quel Partito. E’ ben chiaro che sia necessario un azzeramento totale: ma ne saranno capaci? Avranno questo coraggio?

In tutto questo però, poi, cosa fa la Sinistra, quella – in modo particolare – cui ho dato temporaneamente fiducia? Nulla, non fa nulla, intenta a spartirsi ruoli “purtroppo” sul Nulla.

Joshua Madalon

 

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…..in fondo c’è una “luce”?……

reloaded mio primo post di questo Blog datato 19 giugno 2014 – LA “FORMA” E’ “SOSTANZA”

 

Foto di Agnese Morganti

 

 

Della serie “amarcord” – il mio primo “post” su questo Blog – quattro anni orsono – circa 1400 post –

Ciascuno di noi ha una sua particolare visione della realtà, accumulata nel corso degli anni, e questa ovviamente entra a far parte del carattere delle persone, che si trasforma progressivamente pur mantenendo una naturale coerenza con quanto espresso sin dalle prime settimane di vita. La realtà che ci appare ha una sua connotazione specifica individuale che non può essere barattata ad ogni occasione, semplicemente perché per convenienza ci si piega a compromessi.
Utilizzo questo Blog per esprimermi. Ne faccio uso come palestra per la mia cittadinanza attiva. In questi ultimi anni, dal 19 giugno 2014, ho espresso il mio pensiero. L’ho fatto con umiltà ma mai per convenienza personale. Ho portato avanti “battaglie” piccole locali e nazionali. Ho rivolto critiche declinandole con la mia sensibilità e molto spesso l’ho fatto rivolgendole prima di tutto a me stesso.

 

LA “FORMA” E’ “SOSTANZA”

di Giuseppe Maddaluno

Quando nel 1994 venni eletto al Consiglio Comunale di Prato, nell’ entrare nella fastosa ed augusta Sala del Consiglio andavo vivendo uno dei momenti più belli e solenni della mia esistenza. Un luogo magico e storicamente composito diventava parte della mia vita: in poche altre parti del nostro Paese c’è un luogo come questo. Ed è per la sua Cultura e per la sua simbologia che merita di essere punto di orgoglio dei pratesi che – forse ancora in tanti, in troppi – ignorano di possedere questo scrigno di tesori e di Storia. E fa davvero male sentire da parte di una neofita – che dovrebbe essere orgogliosa di essere fra gli “eletti” – come la signorina Silvia La Vita – avviare polemiche inutili e pretestuose (tirare in ballo “indagati” e “poteri forti”) per giustificare la sua “mise” inopportuna ed irriguardosa. Questo suo argomentare è purtroppo sinonimo dello scarso rispetto nei confronti delle Istituzioni mascherato da giustizialismo improduttivo in una fase nella quale la “campagna elettorale” è finita e bisogna prendere le misure per partecipare al Governo della città sia nella Maggioranza e tanto più nell’Opposizione. Bisogna lavorare sui territori insieme alla gente sia quella che ti ha votato così come quella che non ti ha votato e non addentrarsi in sterili inutili polemiche. Nella Sala del Consiglio si entra con rispetto come in un Santuario laico e ci si abbiglia in modo decoroso. Ovviamente, occorre avere la sensibilità adatta per comprendere questo invito e, temo, in questo caso sarà difficile essere compresi.

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2014/06/19/news/prime-schermaglie-in-consiglio-coi-grillini-colpa-dei-pantaloni-corti-1.9452748

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2487,0,1,0,360,256,443,5,0,38,49,0,0,100,96,2303,2281,2337,1001703
2487,0,1,0,360,256,443,5,0,38,49,0,0,100,96,2303,2281,2337,1001703

Osservare il dito che indica la luna

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– l’immagine in evidenza riporta la copertina dell’ultimo numero di “Internazionale” che contiene un ampio reportage del giornalista britannico Daniel Trilling dal titolo “Cinque miti da sfatare sull’immigrazione” –

Osservare il dito che indica la luna

La mia ostinazione rischia di diventare ossessione. Utilizzo semplificazioni ma non credo affatto di essere semplicistico. Sarò presuntuoso, ma non tanto quanto lo sono coloro che alle mie semplificazioni fanno corrispondere in modo esclusivo le loro.

Cerchiamo di avviare una ricerca del bandolo della matassa intricata da troppe omissioni istituzionali irrispettose dei valori e dei dettami costituzionali, tollerate per una mera difesa di interessi spesso molto particolari,  ipocritamente mai esposti con la dovuta necessaria chiarezza.

Il nostro Paese si è da sempre caratterizzato per una profonda incapacità di rispettare e far rispettare le regole che pure i diversi Governi attraverso i loro referenti parlamentari hanno prodotto nei decenni. Regole su regole, contraddittorie e confuse, hanno creato un profondo discredito nell’opinione pubblica internazionale e nazionale, che pure ne ha approfittato per produrre vantaggi esclusivi. In questo caos prolifera una casta che tuttavia non riesce a produrre benefici per una gran parte di se stessa: quella degli avvocati,  “alcuni”  dei quali possono a buon diritto essere paragonati a novelli Azzeccagarbugli (ovviamente il riferimento ha degli ottimi motivi per sussistere).

Ciascuno di noi può, avendone pieni diritti, contestare le scelte governative; nondimeno però occorre farlo nel merito e nella sostanza, avanzando proposte credibili non utopistiche e ideologiche.

Non si può continuare a dire solo “NO”, ma occorre argomentare e proporre alternative, che siano tuttavia complessive, progettuali, programmatiche con una visione prospettica lunga. E’ l’unico modo possibile per acquisire credibilità.

Il dibattito degli ultimi giorni sulle vicende dell’immigrazione, sovraccaricate dalla furia leghista, fa emergere un Paese spaccato in due ma con una maggioranza che alla fin fine, pur connotandosi di un’apparente patina di solidarietà verso i migranti e condivisione delle loro sofferenze, sostiene il pugno duro mostrato da Salvini, fresco di incarico come ministro degli Interni.

Nel frattempo  la parte che si contrappone a questa forma selvaggia di affrontare i temi dell’Immigrazione innalza la bandiera della solidarietà e dell’accoglienza, senza fornire indicazioni che avviino perlomeno a delle soluzioni i problemi che l’afflusso ormai incontrollabile di migranti comporta soprattutto al nostro Paese.

Si obietterà che non tocca all’opposizione avanzare proposte: ma chi “oggi” vi è relegato è stato fino a pochissimi giorni fa al Governo del Paese e non è stato in grado di affrontare e risolvere le questioni di cui si discute.

Il Mondo occidentale, che per noi è innanzitutto l’Europa, non ha fornito finora aiuti concreti, se non concessioni sporadiche e meramente economiche, mostrando così la propria incapacità a fronteggiare sul serio le continue emergenze.

Il nostro Paese ha “democraticamente” risposto il 4 marzo scorso ed, a conti fatti, era davvero inevitabile che il risultato di quelle elezioni potesse essere diverso.

Il quadro “politico” presentava un Centrosinistra che non era riuscito a trovare soluzioni ai problemi interni ed una Sinistra ancora troppo ideologica, piegata sulla scelta di confermare le proprie idee ma senza sbocchi credibili, ancora ancorata ai fondamentali ideologici.        Soprattutto questi ultimi dovevano (e dovranno) necessariamente trovare delle declinazioni oggettive razionali per superare la contraddizione tra quel che si dice, quel che si scrive e l’applicazione pratica di tutto questo.

Occorre saper superare anche le affermazioni dogmatiche di tipo religioso che puntano spesso sulla straordinaria buona volontà, disponibilità ad accogliere,  della gente.      Bisogna riconoscere che troppo spesso questi comportamenti hanno creato una deregulation formale della quale tutti finiremo per pagare le conseguenze.

Ne riparleremo.

Joshua Madalon

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PICCOLE (ma signifIcative) INEFFICIENZE parte 2

 

Attese

 

– la prima parte è stata pubblicata lo scorso 8 giugno –

 

PICCOLE (ma signifIcative) INEFFICIENZE

2.

“Santa pazienza!” penso ma so di averne anche se non sempre riconosciuta. “Le scrivo anche il numero di telefono…non so se a quest’ora ci sono; in ogni caso sono nei piani alti dove c’è la Direzione!” aggiunge, nel mentre che si infila in una delle porte.

Anche la signora ascolta ma quando le faccio cenno del mio disappunto, mi rivela che lei non è interessata ai buoni per i celiachi; deve fare uno striscio! “Mondo confuso!”  ripenso ma ancor non mi esprimo. Passano alcuni minuti e la signora dal càmice bianco non riappare e temo che sia stata ingoiata da altre incombenze. Decido di affacciarmi, chiedendo innanzitutto il permesso rassicuratore ai numerosi astanti in trepida attesa, non so di che cosa perché a questo punto non capisco cosa sia questo ufficio.

Non vedendo la mia ipotetica e potenziale benefattrice pongo il quesito ad un’altra signora “in borghese”; mentre anche lei mi ripete che “Non è qui!” riappare la prima che un po’ stizzita mi consegna un foglio con una scritta per ipovedenti con un numero di telefono, ripetendo che “Le ho già detto che è dall’altra parte, dove c’è la Direzione. Telefoni perché non vi è accesso ai privati!”. “Strano! Sarà quel che dicono loro i Dirigenti!” pensai “ma io, da privato, in quegli spazi ci sono stato già in un’altra occasione. C’è anche il “Centro per i Diritti del Malato”. Potrei ritornarci, proponendo che tra i Diritti sia prevista anche quello di poter essere informati in modo preciso. Molto spesso, come sta accadendo a me, essendo in forma, pur settantenne e blablabla…, non è per niente piacevole per una persona, semmai anziana ed in difficoltà economiche e fisiche,  dover essere sballottato da una serie di “Non è qui!”.

Mentre penso, trotto di ritorno verso la sede principale dell’Ospedale. Ho ben capito dove andare e mi ci dirigo senza perdere tempo, anche perché sono già le 11.30 e vuoi vedere che tra una corsa e l’altra arrivo fuori tempo massimo?

Per non sbagliare prendo l’ascensore. La Direzione è per l’appunto al terzo piano in uno splendido e dorato isolamento. Il “memory” del marchingegno mi ferma al primo piano dove una coppia di mezza età mi fa presente che, anche se lo hanno chiamato per scendere, mi concedono di farsi scarrozzare al terzo, forse perché notano il mio volto concitato dal caldo estivo. “Grazie!” dico loro e abbozzo un sorriso. Al terzo piano ci sono dei reparti per degenti sulla destra, ma io devo andare di fronte sul lato sinistro. La porta è chiusa, me lo ricordo, anche perché le altre due volte che ci sono stato lo avevo sperimentato. In effetti, è vero che non vi è “accesso” e la porta a vetri non è dotata di maniglie, ma decido di agire: c’è una signora, sola nel lungo corridoio, busso sul vetro e mi faccio notare, ci provo, le chiedo di aprire il varco.

Sono fortunato, stavolta. Mi apre e le chiedo subito se sa dove distribuiscono i buoni per la celiachia.

…fine parte 2…. (purtroppo) continua…..

 

Joshua Madalon

 

Attesa 2

 

NAPOLI E’…..

 

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La città di Napoli è “naturalmente” vulcanica. E lo sono in modo diretto i suoi abitanti. Geniali, estroversi, fantasiosi. C’è davvero un mondo intero da scoprire. A fronte dei discrediti cialtroneschi che ci tocca sopportare accolgo con grande sottile piacere i complimenti di amici antichi ed occasionali che venendo a Napoli riescono meglio di tanti altri a cogliere lo spirito partenopeo. Ovviamente ogni gesto può essere una “provocazione”. Ma questo è! D’altronde Pino Daniele ha delineato con pennellate ricche di sana ironia il carattere profondo della napoletanità ed  il grande John Turturro ha creato uno dei suoi capolavori sull’anima napoletana ricorrendo proprio alla canzone tradizionale.

Osservate, ad esempio quel che accade in Piazza San Domenico Maggiore a due passi dalle sedi universitarie della “Federico II” di via Mezzocannone.  Qui c’è una “classica” Università di strada tipicamente napoletana. C’è un Rettore e ci sono due posti per i laureandi.

Non inserisco le foto dei volti del Rettore Magnifico e dei due giovani laureandi per motivi di privacy.

 

J.M.

…e questo è altro!

 

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…e con il contributo del Comune….

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 3

 

PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 3

 

Riprendemmo la strada del ritorno ripercorrendo quella dell’andata, mentre la giornata si faceva più calda ed afosa. Avevamo previsto di fermarci ad un supermarket adiacente al Cimitero ma riflettemmo sul fatto che una volta fatto acquisti  deperibili avremmo dovuto necessariamente far ritorno a casa, anche perché, appesantiti dalle borse colme di derrate non potevamo pensare di proseguire nel nostro primo pedonale vagabondaggio flegreo.

Arrivati alla piazza Francesco Capomazza, quella subito dopo la Chiesa della santissima Annunziata, la attraversammo per utilizzare la via Pergolesi, intitolata al grande musicista che poco più avanti concluse la sua vita terrena, a soli 26 anni, il 16 marzo del 1736.

 

 

 

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Sulla destra, mentre si intravedeva il panorama del Golfo di Pozzuoli con un ampio sguardo sulle bellezze dei Campi Flegrei, un altro grande vallone abbandonato ma ricchissimo di vegetazione ci  rendeva  esplicito il lavorio intenso della natura con la sua grande bellezza. A sinistra una lunga fila di persone di età diversa si accalcava all’ingresso del carcere per fare visita ai propri congiunti, vivi.

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Mentre dirigevo la telecamera sulla destra, evitavo con accortezza il lato sinistro; ma subito dopo lanciando lo sguardo verso l’alto non era possibile distoglierlo dalla lunga ed “appesa” scalinata che portava alla Chiesa di Sant’Antonio da Padova.  Eretta nel 1472 e dedicata congiuntamente a San Francesco d’Assisi andò distrutta per il cataclisma naturale del 1538, che aveva sconvolto tutta l’area. In quel luogo c’era  stato dunque anche  il Convento dei Cappuccini dove morì Giovan Battista Draghi detto Pergolesi, a causa della tubercolosi. Il giovane ormai affermato violinista sperava di poter guarire utilizzando l’aria salubre dei luoghi flegrei, ricchi di vapori e fanghi benefici; ma la sua salute era già stata compromessa da una serie di fattori genetici che avevano visto perire prematuramente gran parte della sua famiglia.

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Proprio poco più giù scendendo c’era stato negli anni passati uno stabilimento termale, che nel tempo era stato abbandonato per incuria gestionale. Quando ero ragazzo frequentavo con assiduità  il Cinema che aveva occupato parte delle Terme, che dal suo antico proprietario aveva preso il nome, “Lopez”.

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Da qualche anno sapevamo che, dopo la chiusura definitiva delle Terme e quella del Cinema, alcune anime imprenditoriali si erano attivate per recuperare  quella attività. Nel frattempo si erano progressivamente concluse le vicende di altri stabilimenti come quello detto de “La Salute” e poi le “Terme Puteolane”, entrambe sulla strada che porta a Bagnoli. Eravamo già passati di là alcuni mesi addietro, avendo intravisto un accenno di recupero del complesso,  incoraggiati anche da cartelli che pubblicizzavano attività turistiche. Eravamo entrati ed eravamo stati informati di una prossima ma non precisata riapertura.

Non speravamo, quindi, di avere risposte diverse e nuove, ma decidemmo di entrare nuovamente in quegli ambienti per sincerarcene. Con nostra sorpresa, dopo un breve percorso dall’ingresso si intravedeva  un salottino al piano inferiore molto lindo e curato. Non c’era nessuno a ricevere eventuali visitatori o curiosi importuni e scocciatori come potevamo essere noi; ma mentre scattavo qualche foto si era palesata una signora in palese tenuta da cameriera che, al nostro cenno di indicazioni, ci aveva invitati a procedere senza indugi o timidezze. Più avanti si sentivano delle voci dall’ inconfondibile slang locale e si procedette in quella direzione.

….fine parte 3….

 

Joshua Madalon

PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 2

 

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 2

Passando davanti alla Chiesa buttai lo sguardo all’ingresso come d’abitudine si fa con un luogo amico. Compresi che tanto tempo era trascorso da quando frequentavo quegli ambienti. Ma a quell’ora non si intravedeva alcun movimento, non sarebbe stato possibile.  Ci inoltrammo su via Luciano, la strada degli addii perché porta al Cimitero. Sulla sinistra cespugli incolti dietro un alto cancello nascondevano il vialetto di ingresso ad una Villa signorile, che apparteneva ad una famiglia che ebbi modo di conoscere da bambino, avendo ricevuto in quel luogo  lezioni private per la “primina” alla quale mi inviarono i miei genitori. Più in là da adolescente ho frequentato quei luoghi perché amico di Ludovico un mio coetaneo del quale ho perso le tracce da un mezzo secolo circa. La villa era interamente abbandonata, circondata da alberi alti e rovi pungenti, allo stesso modo con cui lo erano altre vestigia imperiali all’esterno di quella.

 

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Camminammo lungo la strada tra abitazioni popolari fatiscenti e sorrette da travature di acciaio per difendere i passanti da un possibile crollo e manufatti ristrutturati, tra i quali quelli del complesso che appartiene alla Curia vescovile e che, prima del picco del bradisismo agli inizi degli anni ’80, ospitavano giovani orfani e bisognosi di sostegno economico per gli studi. Dagli anni Ottanta, poi, il “Villaggio del Fanciullo” aveva accolto tutto l’Archivio e la Biblioteca Diocesana. I suoi spazi moderni ed accoglienti vengono utilizzati per Convegni e Seminari non solo afferenti alla cultura cattolica. Poco prima del “Villaggio” c’era uno spazio semi verde che forniva l’idea dell’incuria e dell’abbandono: si trattava di un vallone incolto adibito ad attività artigianali.

Poco oltre sulla sinistra grazie ad un muro meno alto degli altri si apriva a noi uno splendido panorama sul Golfo di Pozzuoli.  Sollevando il nostro sguardo al di sopra del muretto  scorgemmo altri ruderi più corposi ed apparentemente meno trascurati. Si trattava dello Stadio Antonino Pio, una vera e propria rarità, il cui trattamento ci spingeva a maggiori preoccupazioni per il futuro rispetto delle “storie”: l’incuria verso il passato è segno di una inciviltà barbarica.

Era abbastanza presto; di prima estate in prossimità del solstizio i frequentatori del cimitero si riducono, soprattutto nei giorni infrasettimanali lavorativi. Avanzammo lentamente per rendere il nostro saluto ai parenti più stretti. C’era un grande ordine nei viali. Sostituimmo i fiori fradici rinsecchiti e scoloriti con nuovi e sgargianti oggetti floreali in plastica, non essendo consentito con la stagione calda il deposito di fiori freschi. Tra le tombe notammo che in qualche vasetto di nostra pertinenza  avevano sottratto – o erano magicamente spariti – ogni traccia di fiori. Pensammo anche ai colombi che imperversavano nelle aree protette da loggiati, accomodandosi sugli steli fogliosi a costruire una sorta di loro esclusivo nido. Non che quelle bestiole li avessero portati nel becco da una tomba all’altra, ma che li avessero fatti cascare e…raccogliere da qualche umano passante.

Muovendoci da una parte all’altra del luogo gettavo lo sguardo ad osservare cognomi e nomi e date, anche alla ricerca di visi da me conosciuti; per anni ero stato via e di alcuni avevo perso le tracce e non sempre i pochi amici rimasti mi informavano delle “storie” concluse.

….fine parte 2…..

 

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PASSEGGIATE FLEGREE – giugno 2018

 

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PASSEGGIATE FLEGREE – giugno 2018

 

“Fru fru!  Frufruuuu!” la donnina attempata ma dalla figura eretta vagava sulla strada assolata del primo pomeriggio caldo di giugno. Il selciato era sconnesso e la via,  ingombra di auto parcheggiate, polverosa anche per i lavori di rifacimento di alcune facciate rovinate dal tempo e dal vento ricco di salsedine.

Stavamo facendo ritorno da una lunghissima “passeggiata”. Contando sulle nostre forze espresse nei percorsi pedonali   sulle ciclabili lungo il fiume Bisenzio non avevamo temuto di intraprendere il nostro viaggio urbano sulle pendici che dalla Solfatara portano verso il mare. Spesso ci dicevamo che camminavamo poco e che, alla nostra età, avevamo bisogno di farlo quotidianamente: d’inverno era  più difficile uscire a passeggiare mentre tirava vento, con il  freddo e la  pioggia; in primavera ed in estate dovevamo recuperare.

Avevamo preso la strada più diritta che dal Parco Bognar  portava verso le ex Palazzine, attraversando il tunnel della Ferrovia; era ancora fresca la mattina e spirava un leggero venticello, anche se il cielo era sgombro di nubi. La piazza che fino a pochi anni prima era sede di un mercato rionale allora era ingombra di auto. Avevamo deciso di andare al Cimitero per un saluto ai nostri cari. Davanti all’Ufficio Postale non c’era ancora la fila consueta, in fondo erano appena le otto e mezza del mattino. Rasentammo utilizzando il marciapiede sulla Domiziana il muro delle case Olivetti, costruite negli anni Sessanta per i dipendenti di quella grande fabbrica.                                                                                                                                                      Mura fatte di mattoni di tufo corrosi dal tempo. Erano là sin dall’inizio di quell’avventura: chissà da dove provenivano, non molto lontano da quel luogo certamente! Ma da quale cava tra quelle che, girando un’occhiata rapida  in giro per i Campi Flegrei riuscivate a scorgere, abbandonate, dopo l’intenso sfruttamento umano che per secoli hanno subìto, quelle pietre provenivano? Di fronte alle case Olivetti, là dove c’era la Scuola elementare che io avevo frequentato dopo la “primina” e che era stata una delle sedi dove Marietta aveva insegnato quando iniziavo a conoscerla, c’erano soltanto i maestosi ruderi di un complesso termale romano: tutta l’area trasudava  storia antica mal sopportata dai contemporanei che nel corso degli ultimi secoli ne hanno fatto strame. Era un miracolo puro che fosse rimasto intatto l’Anfiteatro Flavio, a pochi passi indietro da dove stavamo, mentre non aveva avuto altrettanta fortuna l’altro, il secondo, Anfiteatro, che segnalava – se ce ne fosse pur stato bisogno – l’importanza della Puteoli romana, porto imperiale precedente a quello di Ostia.  Di fronte alle case Olivetti accanto ai ruderi antichi ed ai ricordi nostalgici della mia infanzia e della nostra giovinezza notammo il perimetro difeso da filo spinato della Casa Circondariale Femminile, con il piccolo ingresso privato riservato alle suore, che avevano  il compito di portare sollievo “spirituale” alle povere donne carcerate, povere in genere anche se, per motivi molto diversi e lontani dalla “povertà” aveva avuto l’onore di frequentare quella realtà anche una delle più illustri figure artistiche internazionali di origine puteolana.

Arrivati alla Piazza dell’Annunziata, Piazza Francesco Capomazza, uno sguardo appena sollevato sulla nostra destra ci fece  scorgere il massiccio bastione del Palazzo Cosenza, che dominava tutta la scena. Là dietro c’era in disordine sparso una delle più grandi Necropoli romane visibili ma non visitabili, anche se per fortuna non del tutto distrutte dalla violenta inciviltà degli uomini. Noi proseguimmo.

…fine parte 1….

 

Joshua Madalon

 

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LA TERRAZZA – luogo esclusivo dell’esclusione

 

La terrazza 2

 

LA TERRAZZA – luogo esclusivo dell’esclusione

Concludevo il post di ieri 11 giugno, quello dal titolo “UN VORTICE PERICOLOSO”  con quell’invito ad “essere in un mercato, in un ufficio pubblico, in treno o in una piazza” per poter  ascoltare la gente e rendersi  conto di quel che è accaduto nella nostra società in questi ultimi anni. In quel modo da me suggerito si sarebbe altresì creato un rapporto diretto, non mediatico e basta, con la gente. Anche se sarebbe bastato tastare il polso attraverso i social, comodamente seduti nelle nostre case. Ma l’ideologia, la presunzione, l’arroganza, la cocciutaggine e, spero, non gli interessi personali,  hanno fatto sì che non solo non si ascoltassero  le voci della gente che soffre ma molto spesso la si sbeffegiasse ed umiliasse nella considerazione commiserevole del loro grado di istruzione o dell’appartenenza a classi sociali considerate “infime”.

Badate bene che sto parlando del Partito Democratico che avrebbe dovuto e potuto avere un rapporto privilegiato proprio con quella parte della società meno tutelata ed invece negli ultimi tempi ha scelto, con il sostegno di una leadership forte ma sciagurata, la strada dello snobismo, smantellando gli avamposti popolari (i Circoli, le Feste) su tutti i territori, abbandonando al loro destino migliaia di persone spaventate dalla crisi oltre che impoverite a dismisura anche nel livello culturale, che hanno trovato un sostegno psicologico nelle parole d’ordine della Lega e delle Destre: solo una parvenza di futuro migliore ha spazzato via decenni di lavoro democratico sui territori periferici.

E ad errori si risponde nella foga con altri errori ancora più gravi perché non si avverte un benché minimo segno di resipiscenza. Non chiedo di tornare indietro dal punto di vista dei valori riconoscendo agli avversari  – le Destre – di avere ragione, ma insisto nel chiedere che si valuti con onestà quale sia stata l’opera educativa di una forza politica che vanta di provenire dalla tradizione socialista, comunista, cristiana, nel diffondere nel cuore della società il germe della solidarietà, della generosità, dell’apertura ai bisogni del mondo degli ultimi che interpellano le nostre coscienze. Noi siamo nati e viviamo qui in una realtà libera e democratica, in grandissima parte prospera; milioni di esseri umani vivono in luoghi dove non c’è libertà e democrazia, ci sono violenze e guerre, non c’è il minimo per poter sopravvivere. E questo avviene anche e soprattutto per l’egoismo delle classi egemoni occidentali, di cui “noi” involontariamente ma concretamente” facciamo parte.  Sono i nipoti e pronipoti, forse anche i bisbisnipoti, di coloro che sono stati oppressi e defraudati dai nostri predecessori (le Destre che inneggiano al passato non dimentichino le colpe dei loro rappresentanti così esaltati).

Leggo – e ascolto – sospiri di sollievo da parte del PD per i risultati delle elezioni comunali del 10 giugno e credo che davvero non c’è alcun limite alla dabbenaggine. Non c’è stato alcun passo in avanti; solo un rafforzamento della Destra salviniana (Lega più estrema Destra), un arretramento del M5S che perde qualche pezzo di Destra a favore della Lega, la sconfitta sicura in alcune realtà ed altrettante annunciate per il prossimo 24 giugno.

Ed in mezzo a questi disastri cosa fa il PD ancora tributario dell’incoscienza renziana? Lancia il progetto della “terrazza”! Un progetto “Verità”, a mio parere! In quella idea di utilizzare per comunicare con il “mondo”  la “terrazza” della sede romana di via Santi Apostoli c’è il nucleo della sconfitta così come la descrivevo sopra: c’è qualcosa di “esclusivo”, trasmette la volontà di non mescolarsi, di essere al di sopra di tutti, i migliori! Una sorta di “caminetto” da cui far partire delle “omelie”!

 

Joshua Madalon

 

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