5- VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (ediz.straord.ria) reloaded IL SENSO DI RESPONSABILITA’ (differire le competizioni elettorali e referendarie al 2021) pubblicato lo scorso giugno

reloaded IL SENSO DI RESPONSABILITA’ (differire le competizioni elettorali e referendarie al 2021)

Lo scorso giugno scrivevo questo post. Quel che è qui riportato non ha avuto ascolto. Oggi ne paghiamo le conseguenze. Il mondo “politico” ha dormito o, al più, si è impegnato in altra direzione. Punto.

Scrivevo l’altro ieri quel che segue (in corsivo)

Lo ripropongo di nuovo
Chi ci governa (dallo Stato centrale alle Regioni fino ai Comuni) ha chiesto ai cittadini di mostrare un senso di responsabilità di fronte ai diversi drammi derivati dalla pandemia: ci ha imposto un rigoroso “lockdown”; ha costretto molta parte del Paese alla inattività con le conseguenze di una profonda riduzione fino allo stremo del reddito di ciascuno.
Il popolo italiano nella sua quasi totale maggioranza ha mostrato di rispettare queste limitazioni di “libertà” in nome degli interessi vitali messi in pericolo dal Covid19.
Da più parti, sia la comunità scientifica sia quella politica ed istituzionale invitano alla prudenza temendo un ritorno della pandemia da qui al prossimo autunno-inverno. Non è sicuro ma è possibile.
Non vorrei essere l’unico folle a richiedere che il senso di responsabilità che viene richiesto ai cittadini non debba coinvolgere la stessa leadership politica istituzionale del nostro Paese.
L’invito è a differire di un anno (fino alla primavera inoltrata 2021) le elezioni amministrative regionali ed ogni altra competizione elettorale o referendaria. Le motivazioni che mi spingono a rivolgere questo appello sono chiare: non ci potrebbe essere una campagna elettorale “serena”.

La smania per gli appuntamenti elettorali sta ad evidenziare la scarsissima considerazione dei veri problemi del Paese da parte della classe politica italiana. Sarebbe oltremodo opportuno il differimento di un anno degli appuntamenti elettorali. Sarebbero molteplici le motivazioni favorevoli a questo “gesto”, in primo luogo il rispetto per la grave situazione che si è creata e che va verso un aggravamento ulteriore. Le campagne elettorali sono sostanzialmente fatte di enunciati positivi e propositivi “da realizzare in un quinquennio”; il Paese ha bisogno invece di fatti concreti “ad horas”.
In questi rilievi non c’è alcuna differenza tra chi “governa” e chi fa “opposizione”. Appaiono tutti ben disponibili a dimenticare le traversie e tuffarsi in una “intensa(?!?) calda campagna elettorale “estiva”, con il risultato certo (non valgono rassicurazioni in merito: gli “interessi” particulari prevarranno alla grande, ricoperti da un ipocrita riferimento ad interessi “collettivi”. Molti dei “protagonisti” delle prossime contese, previste in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto, scalpitano da tempo ed allo stesso modo alcuni leader nazionali di Centrosinistra, di Centrodestra e Destra insistono addirittura di poter votare prima possibile, il che avrebbe in un primo tempo potuto significare nei mesi estivi, poi sembrano accontentarsi di settembre, noncuranti non solo delle problematiche connesse alla conduzione di una campagna elettorale sotto gli ombrelloni e, si intende, nel rispetto delle regole anti Covid, ma anche delle tante urgenze collegate alla ripresa del nuovo anno scolastico con annessi e connessi già oggetto di accese discussioni.

Quel che io sto scrivendo qui non mi sembra essere argomento in cima ai pensieri di molti altri cittadini nè tanto meno dei diversi – a diverso titolo – partecipanti alle prossime contese elettorali. E’ indubbio che la preoccupazione maggiore della stragrande maggioranza del Paese siano le scelte di politica economica per fronteggiare la crisi e che la preoccupazione maggiore della stragrande maggioranza – oserei pensare la “totalità” – dei sostenitori delle forze politiche sia collegata strettamente alla messa a reddito dei loro presunti (o reali, non intendo discutere su questo: non ne ho oggettiva contezza) meriti, su cui preparerebbero una campagna elettorale paradossale, una campagna ancor più davvero insensata, nel malaugurato caso di ritrovarsi di fronte ad una epidemia di ritorno.

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Ci sarebbe davvero tanto da fare, al di là delle vaghe promesse elettorali, in ogni Regione. La pandemia ha messo in primissimo piano molti problemi che “prima” erano snobbati dalla stragrande maggioranza dei politici; in primo luogo, non ci stancheremo di ripeterlo, la delega ai privati di vasti settori della Sanità; la sottovalutazione dei temi ambientali e la cura delle infrastrutture più utili, in primo luogo quelle scolastiche, da troppi anni abbandonate nella loro progressiva obsolescenza ed insufficienza. Allo stesso tempo, però, ci si preoccupava di mettere in piedi “mostri” come il Ponte sullo Stretto o una nuova Pista aeroportuale a Firenze, i cui impatti sia ambientali che eco-umani sarebbero devastanti ed i cui costi rischierebbero di vanificare quel Piano di verifica statica su tutta la rete extraurbana nazionale resa necessaria dal suo invecchiamento.
Le urgenze non possono essere procrastinate ad una nuova stagione politica là da venire. Occorre occuparsene ora, subito.

Joshua Madalon

Parte 4 VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (Ho appena sentito chiamarlo “gentile”!) (per la parte 3 vedi 18 ottobre)

Parte 4 VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (Ho appena sentito chiamarlo “gentile”!)

Proseguo a trattare questo tema (è il 19 ottobre e ieri sera alle 21.30 il Presidente del Consiglio – moderna Pizia o, forse meglio, Sibilla – ha parlato) riandando a “gocce di memoria”

…E così solo per fare un esempio mi viene da ricordare che, una volta che ero uscito per una di quelle “passeggiate cricetiche”, avevo incrociato un amico e a una distanza di cinque metri stavamo semplicemente salutandoci quando lui mi segnalò preoccupato che stava per sopraggiungere una pattuglia di vigili urbani, che avrebbe potuto redarguirci e multarci. Non ebbi il tempo per voltarmi e rendermi conto di quel che mi stava dicendo che…..era sparito nel nulla, tanta era la preoccupazione “assurda” che le regole imprimevano nella mente di alcuni “corretti e responsabili” nostri connazionali. Li ho chiamati “bischeri” identificandomi in uno dei loro, anche perché – in quel periodo – in tanti abbiamo dovuto sottostare ad alcune limitazioni “assurde” a tutta evidenza sproporzionate dalle quali però non ci siamo difesi attaccando ma pazientando. A dirla tutta, personalmente, non ho mai smesso di scrivere, facendo un lavoro di analisi e di recupero, delle memorie.

In quel primo periodo di “distanziamento obbligato” sono rimaste chiuse alcune attività che invece avrebbero potuto proseguire il loro lavoro, sotto un attento controllo “sociale”: penso ad esempio alle attività di “barberìa” che nella fase post emergenziale della scorsa primavera sono state “chiuse”, mentre avrebbero potuto proseguire il lavoro rispettando le stesse regole che oggi sono state assunte come pratica quotidiana (non vi si accede se non per appuntamento e non ci sono mai più di due persone, una delle quali in attesa).

Limitazioni “assurde” che non dovrebbero essere ripetute, “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” (Errare può essere umano, perseverare è invece diabolico, criminale), sono tra l’altro quelle che hanno riguardato la possibilità di poter portare fuori nei giardini (anche se distanti da casa più dei classici “duecento metri”) i cani (i cani, non i gatti o i pappagallini)ma non i propri bambini. Un’altra limitazione “personale” (ma non credo di essere stato il solo ad avere quel bisogno) era che, avendo casa (con regolare residenza) i nostri due figli in una zona lontana più di un chilometro (uno di loro aveva deciso di domiciliare da noi e l’altra per ragioni di lavoro era domiciliata a Firenze) era praticamente “proibito” poter andarci, anche se solo per poter recuperare oggetti, vestiario e la posta. Oltre tutto per poter riportare a Prato la figlia da Coverciano abbiamo dovuto avviare una pratica burocratica come se dovesse rientrare dalla Nuova Zelanda.

Sto scrivendo, ora, semplicemente perchè si evitino aberrazioni assurde: so benissimo che erano utili a limitare al massimo anche se in modo costrittivo gli spostamenti.

Rilevo tuttavia che c’è un grande marasma istituzionale: da una parte c’è un Governo che vorrebbe avocare a sè molte scelte e dall’altra vi sono le Regioni che tendono ad assumere decisioni autonome relative a condizioni molto particolari molto diverse da territorio a territorio. Questo sta creando uno scollamento generale, molto evidenziato nella trasmissione che ieri sera (18 ottobre) è andata in onda su Rai Tre, “Che tempo che fa”. Ne parlerò in un prossimo post (tanto ormai – lo avvertiamo in tanti – siamo in un nuovo lockdown anche se questo è “gentile”).

19 ottobre PERCHE’ HO VOTATO SI al referendum – parte 4 de “Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti” (per la parte 3 vedi 4 ottobre)

PERCHE’ HO VOTATO SI al referendum – parte 4 de “Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti” (per la parte 3 vedi…..)

Ora “siamo alle porte co’ sassi”. E c’è il rischio concreto che di questo bailamme se ne possa avvantaggiare la Destra, non quella democratica e liberale che comunque non è il mio punto di riferimento, ma quella autoritaria, illiberale, antidemocratica, xenofoba e razzista.
Una delle battaglie più importanti sarà quella delle 7 Regioni. Ma ci sarà anche il Referendum.
Non è la vittoria del “SI” a preoccuparmi, ma quella del “NO”. Ho accolto con sollievo la decisione “ufficiale” del PD, ma sono molto preoccupato dalla persistenza a favore del NO da parte della Sinistra verso cui guardo con maggiore attenzione negli utlimi tempi, anche se da sempre ho sognato – anche con il PD (si vedano le mie personali diatribe con quel Partito che ho fondato e che ho lasciato da alcuni anni).
Trovo che chi difende la scelta del NO esprima in sostanza una sfiducia nei confronti dell’attuale classe politica e governativa, ma non solo questa: c’è sfiducia negli organismi paralleli (magistratura, forze sindacali, imprenditoria, associazionismo democratico diffuso) che sono il vero “sale” della Democrazia.
In primo luogo votando NO si smentisce quanto già deciso poco meno di un anno fa; in secondo luogo si evidenziano in tal modo le incapacità degli attuali parlamentari a porre in atto le conseguenti disposizioni legislative per l’adeguamento e per il rafforzamento della presenza democratica diffusa sui territori e dai territori verso il centro vitale del Paese; inoltre chi propone di votare NO lo fa utilizzando argomentazioni apocalittiche, distopiche, disperate, pessimistiche oltre misura. Indubbiamente lo fanno in modo molto articolato, convincente, soprattutto verso la massa di persone che ha bisogno di “credere” in qualcosa di “cristallizzato” o da rendere tale, dopo l’usura del tempo.
Io voto SI proprio perchè ho fiducia nella capacità reattiva del Paese verso quei rischi eversivi che i sostenitori del NO paventano. Questi ultimi non mi convincono del tutto e trovo la loro straordinaria bravura dialettica molto più pericolosa di quanto non lo sia la semplice constatazione che tutto si evolve e si trasforma, a partire dai nostri corpi e dalle nostre menti. Stabili ed indelebili devono permanere i “valori” comuni da declinare sempre al meglio per il bene di tutti, a partire dagli “ultimi”. Io voto SI perchè riconosco il mutare delle stagioni.

Quelli che hanno sottoscritto la richiesta referendaria hanno avuto per questo compito il “Via Libera” ed il “rispetto” da parte dei leader dei loro Partiti. Con quella “scelta” gli “ipocriti farisei” hanno consentito di bloccare di fatto per un anno i processi legislativi riformatori necessari ad adeguare l’apparato legislativo generale dello Stato alla riduzione dei rappresentanti parlamentari. Anche contro di loro e per il bene comune e nel rispetto della volontà espressa nell’ultima votazione io voto SI. Come tanti altri membri di questa comunità dichiaro sin da ora la mia disponibilità a battermi affinchè la Democrazia sia maggiormente diffusa sui, e dai, territori attraverso un micro humus partecipativo in modo reale e concreto: diciamoci il vero, è questa la “rivoluzione” che gli apparati temono, non di certo la possibilità che vi sia la nascita di una forma repressiva reazionaria antidemocratica.

Joshua Madalon

18 ottobre – VERSO UN NUOVO LOCKDOWN parte 3 (per la parte 2 vedi 17 ottobre)

Parte 3

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN

Scrivo in data 16 ottobre. Pubblicherò questo post tra qualche giorno. Ieri il Governatore della Campania ha mantenuto una sua promessa (“Quando i contagi supereranno il numero di 1000 chiuderò tutto” aveva detto pochi giorni fa), chiudendo soprattutto le scuole e promettendo interventi ancora più drastici in altri settori. La Ministra dell’Istruzione pubblica, Lucia Azzolina, ha commentato in modo acido “E’ una decisione grave e sbagliata”. Ora leggo che ci sarebbe anche una ribellione in atto contro questa scelta di De Luca con una raccolta di firme 

Ad essere seri, occorrerebbe precisare che da parte di alcuni governatori era stato chiesto un intervento meno aggressivo e totale, come quello di consentire ad una parte degli studenti la possibilità di utilizzare per un periodo le “lezioni a distanza” per tutta una serie di materie, contribuendo in questo modo a razionalizzare e contingentare la presenza diretta in aula riservata a quelle materie in cui è necessario svolgere la parte “laboratoriale”. La qual cosa avrebbe permesso di evitare il sovraffollamento sui mezzi di trasporto pubblico locale. La Ministra, che conferma di capirci davvero poco in materia scolastica vissuta sul campo, ha risposto in quel caso:  “Non se ne parla”.

Possiamo sospettare che la sortita di De Luca sia una contromossa “pratica” a questa forma di arroganza di cui sempre più sono responsabili tutti i membri del Governo a partire dal Presidente del Consiglio che non prende le distanze dalla Ministra, anche se la sua affermazione “Chiudere così in blocco le scuole non è la migliore soluzione” lascia aperta la possibilità di un ripensamento a breve con la riprovazione del tono perentorio con cui l’Azzolina continua a porsi.

Oltretutto c’è la sensazione che non si possegga, da parte del Governo, la consapevolezza della gravità della situazione reale in cui la Scuola italiana (indubbiamente molti altri settori dall’Economia alla Sanità sono in crisi) nell’epoca del Covid19 sta viaggiando. Alcune scuole – non poche – sono state chiuse per i contagi ripetuti; c’è un’oggettiva difficoltà da parte delle famiglie a seguire una profilassi preventiva e curativa laddove vi siano casi conclamati di contagio, anche di un semplice contatto. La stessa app “immuni”, così ampiamente sponsorizzata come essenziale per poter combattere la pandemia, se scaricata induce (non costringe, ma questo è una delle ambiguità connesse) in tutta una serie di passaggi obbligati – nella responsabilità individuale – che comportano ingenti e non sempre sopportabili rinunce anche di carattere economico.

Abbiamo avviato questa serie di “post” proprio per segnalare alcuni aspetti schizofrenici rilevati nella pratica del primo lockdown. Pian piano tuttavia ci stiamo infilando in quello che appare dover essere un “nuovo lockdown”. Bisogna dire che per davvero non ci auguravamo di doverci arrivare. Come molto spesso si sente dire: “Gli italiani hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e di rispetto delle regole durante il lockdown”. Mi sto sempre di più convincendo che “invece” siamo stati dei “bischeri”; tanti “bischeri”. Poi – sì – c’erano anche dei “ribelli”: erano, e sono –  perchè purtroppo non mancano nemmeno adesso, quasi sempre dei veri e propri deficienti che affermano cose così assurde da non poter essere nemmeno prese in considerazione “al minimo”.

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 2 (per la parte 1 vedi 11 ottobre)

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 2 (per la parte 1 vedi 11 ottobre)

Nel periodo del lockdown in questi primi mesi dell’anno furono sospesi ad esempio i lavori edilizi sulle facciate del condominio dove abito. Ovviamente tutti erano concentrati e d’accordo sul blocco totale, incapaci di avviare riflessioni ponderate, equilibrate; posizioni diverse rispetto alle caratteristiche delle varie lavorazioni: un cantiere edile sulle impalcature esterne non ha bisogno di operai che stiano a meno di un metro di distanza. Nè uno nè due ma molto spesso dieci, venti metri di distanza in orizzontale e verticale. Non si toccano e possono utilizzare anche mezzi di trasporto singoli. Ma la, pur comprensibile perchè ampiamente diffusa,  nevrosi generale non consentiva riflessioni avvedute, calibrate sul tema specifico.  E questo valeva per ogni tipologia di “cantiere”; bastava prevedere controlli continui.                              Allo stesso tempo in quel periodo eravamo confinati in casa, con l’obbligo di non spostarci se non a non più di un raggio di 200 metri dalla propria residenza o domicilio (a patto che quest’ultimo fosse stato dichiarato come “unico” luogo di provvisoria residenza). Anche questa prescrizione è stata generalmente rispettata “in modo pedissequo ed acritico, irrazionale”. La stragrande maggioranza lo ha fatto per il profondo rispetto delle regole, a prescindere dall’uso della ragione. In realtà la “ragione” è stata piegata dalla paura.

Una passeggiata “lunga” ben più dei duecento metri, ma “in solitaria compagnia di se stessi”, avrebbe comportato molti effetti positivi sulla salute fisica e mentale. In contemporanea però nel chiuso delle mura (fossero abitazioni o capannoni o piccoli sgabuzzini) si poteva continuare a lavorare senza controlli. E profonde sono state le differenze tra coloro che potevano continuare ad operare in quello che abbiamo chiamato “smart-working” ( che è poi “lavoro a casa”, che per la nostra patologica sottomissione alla terminologia anglosassone viene anche detto “home-working” – solo che questo termine si può confondere con il più semplice “lavoro casalingo”) e tutti quelli che, per poter lavorare, avevano la necessità di uscire di casa. Molti tra questi ultimi sono stati costretti a rinunciare alla loro attività o hanno purtroppo perso “tout court” il loro impiego con tutte le conseguenze del caso.

Ovviamente, sono a sintetizzare alcuni aspetti proprio per segnalare innanzitutto il profondo ritardo “ingiustificabile” (in una situazione chiaramente e largamente “emergenziale” non si può perdere del tempo in giggionerie e passerelle varie, come è accaduto, solo per fare un esempio, con gli Stati Generali). Bisogna saper fare squadra, ampliando oltre le forme ideologiche ed i capricci molto personali – come quelli che caratterizzano ancor oggi la Ministra Azzolina – il parterre delle condivisioni e delle compartecipazioni organiche e funzionali ad una vera e propria più ampia e diffusa sui territori corresponsabilizzazione.

In realtà, proprio per questa incapacità dei governanti, stiamo dilapidando i sacrifici fatti nella prima parte di quest’anno e rischiamo di dover rinunciare soprattutto per insipienza e disorganizzazione ai vantaggi che avremmo dovuto mantenere in questi ultimi mesi.

La responsabilità è di tutti, a partire dal Governo, che non può – soprattutto in questa fase, che è, a tutta evidenza, la più delicata e pericolosa – non ascoltare i pareri dei rappresentanti delle Regioni, che – va notato – sono in maggioranza schiacciante condotte da forze politiche che sono all’Opposizione. Allo stesso tempo il Governo non può derogare dalle proprie competenze e responsabilità. Questo crea un vero e proprio blocco che non permette di essere in perfetta sintonia con il Paese. Fino ad ora i sondaggi hanno premiato l’azione del Governo, ma nel futuro sarà molto difficile mantenere questo consenso.

Un progetto per il cinema – Prato 2 gennaio 1984 parte 11 e ultima (per la parte 10 vedi 3 ottobre) a breve il testo intero

Un progetto per il cinema – Prato 2 gennaio 1984 parte 11 e ultima (per la parte 10 vedi 3 ottobre) a breve il testo intero

Il programmista

Un’ulteriore figura ch va tenuta presente, molto importante, è quella del programmista, il cui compito è programmare tutti i film, tenendo presente bene le scadenze particolari sul calendario, mantenere i rapporti con le case distributrici e far preparare (e preparare egli stesso, semmai) il materiale di supporto critico. Inoltre spetta al programmista mantenere i rapporti con la stampa, con la pubblicità e con la tipografia. Non spetta a lui fare in modo che il materiale filmico (pellicole, affiches, materaile di propaganda) arrivi e parta dalla sede del Circolo, nè è responsabile per le inadempienze esterne ( case distributrici, tipografie, ecc…), nè per lo stato del materiale in arrivo nè per quello in partenza.
Rapporto con Enti e Istituzioni

Altro ruolo da considerare è quello di colui che dovrà mantenere i rapporti con gli Enti locali e le Istituzioni Regionali, con gli altri cineclub toscani e non, con il Consorzio Toscano Cinematografico e il Ce.d.Ri.C., con le Associazioni di Cultura sul territorio nazionale. Questi rapporti potrebbero però essere mantenuti da più persone, cioè il ruolo potrebbe essere scorporato e suddiviso, così come si potrebbe fare per tutti gli altri, mantenendo un minimo di omogeneità e di coerenza. Un ruolo così importante, ovviamente, deve essere assunto da persone che abbiano una certa conoscenza tecnica, giuridica e politica.

Rapporti con le scuole

Interessante è anche un compito che mi è stato sempre a cuore, ma che non rivendico come mio: curare i rapporti con le Istituzioni educative, con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione per creare i presupposti di un contatto costante sulle problematiche riguardanti il mondo degli audiovisivi e del Cinema in particolare. E’ questo un settore di primaria importanza che necessita di una persona che da sola se ne occupi, soprattutto perché sarebbe riservata a lei (o lui) l’incombenza di programmare l’attività culturale per la scuola e per gli studiosi e i cinefili con alcune proiezioni particolarmente riservate sia anti che pome-ridiane.

Qualche cenno sul coordinatore del complesso

Non aggiungo altri ruoli: anche se non ho ancora parlato di colui che dovrà coordinare l’organizzazione nel suo “complesso” e che comunque si interesserà anche della sala cinematografica. Qualche cenno su questa figura: dovrà intrattenere rapporti economici e di lavoro con tutti quelli che saranno i nostri interlocutori e collaboratori ( operatore, case distributrici, tipografia, spot pubblictari, ecc…), dovrà fare in modo che il materiale arrivi e parta, che sia in buono stato ( o perlomeno nello stato in cui ci è stato consegnato ), è responsabile di tutte le scelte organizzative pratiche (botteghino, maschera, controllo sala, pulizia uffici e sala, ecc….)

Il tesseramento

Quanto al tesseramento, anche se ora le scelte potrebbero già essere state compiute, la mia idea era quella di emettere un tesserino del Circolo “MOVIES” dal costo simbolico di lire 1000 obbligatorio per tutti gli spettatori ( paganti e non ) e di riservare l’ingresso a biglietto intero ai soci del Terminale e del Movies e quello con lo sconto ai soci ARCI: altrimenti a cosa dovrebbe servire la tessera ARCI in una struttura che complessivamente vi aderisce, per un Circolo che viè chiaramente affiliato?

Una postilla molto personale

Detto tutto questo che, partendo da un punto di vista teorico, è arrivato a toccare anche aspetti molto pratici, quali – ad esempio – la divisione degli incarichi e delle competenze, le difficoltà, le necessità che troviamo di fronte a noi, occorre adesso provvedere a risolvere quei nodi che qui sono posti in evidenza e dare anche quelle risposte che qui vengono sollecitate. Non sono affatto convinto che si debbano attendere gli esiti delle tornate congressuali per rispondere ad una particolare esigenza da me posta sulla collocazione precisa che io dovrei avere nella futura struttura dell’ARCI di Prato e del “MOVIES: altrove il mio impegno è già richiesto in maniera precisa ed io devo quindi decidere nei prossimi mesi che e che cosa privilegiare. Fra le altre questioni, vado chiedendomi da un po’ di tempo se valga la pena, alla mia età, con un figlio in arrivo, mettermi a correre dietro ai miraggi per concretizzarli.
Se i prossimi incontri saranno più convincenti dei precedenti, se garantirete rispetto per il mio lavoro e la mia professionalità, se si capirà finalmente cosa si vuole fare, appronterò una seconda parte, ancora più pratica, di questo progetto, nella quale tenderò a chiarire come si possano costruire i rapporti esterni, che sono indispensabili a far crescere il prestigio e la conoscenza del nuovo Circolo e della sua struttura e quali siano le iniziative, come e con chi attuarle.
Prato. Li 02.01.1984

STATI GENERALI 5 – una variazione di CTS (per la parte 4 vedi 1 ottobre)

STATI GENERALI 5 – una variazione di CTS (per la parte 4 vedi 1 ottobre)

…prosegue qui il mio intervento datato 13 febbraio 2002…

…Invece per fortuna questo non è accaduto, perché nelle Circoscrizioni, e qui parlo soprattutto per quella che meglio conosco, la Circoscrizione Est, ma non ho dubbi che la stessa atmosfera sia presente anche nelle altre, si respira un’aria di cooperazione, si tocca spesso con mano quel grande entusiasmo, quella passione per la direzione della “cosa pubblica” che deriva dal rapporto quotidiano con la “gente”: ed è anche per questo che, quando si affrontano i problemi, spesso questi vengono risolti ancor prima che siano all’evidenza dell’opinione pubblica vasta, e ciò genera fiducia verso tutto l’apparato amministrativo comunale.

La vita delle Circoscrizioni è, anche per questo motivo, esemplare; è, anche per questo, efficacemente formativa per i futuri amministratori di questa realtà: e penso soprattutto ai giovani che trovano in questo impegno l’arena indispensabile nella loro crescita civica nella quale cimentarsi in un agone politico, accingendosi a più complessi e rilevanti appuntamenti. Dico tutto questo anche perché a più di uno – purtroppo – sembra che vi sia un diffuso scarso credito da parte proprio delle forze politiche nei confronti del lavoro delle Circoscrizioni: vorrei qui esprimere un desiderio, che le forze politiche nel momento in cui designano i loro candidati farebbero bene ad indirizzare verso le Circoscrizioni il meglio delle risorse umane di cui dispongono, a partire ovviamente dalle giovani generazioni, ma senza dimenticare quanti hanno acquisito già esperienza nel lavoro politico ed amministrativo.

D’altra parte però l’impressione che si ha spesso è che il lavoro nelle Circoscrizioni sia visto come un elemento inferiore di livello rispetto a quello nei Comuni e nella Provincia. Inoltre e viceversa, la valorizzazione del lavoro nelle Circoscrizioni dovrebbe ottenere una maggiore considerazione e valorizzazione, soprattutto a livello di Esecutivo (non è un organismo pletorico, essendo formato da cinque rappresentanti oltre la figura del Presidente, cui viene riconosciuto un compenso paragonabile a poco meno quello di un Assessore), con la corresponsione di specifici “gettoni” di funzione, che facciano fronte all’impegno di tempo ed alle spese vive (dunque, un “rimborso spese”) che chi è chiamato ad occupare una responsabilità amministrativa pur di secondo livello spesso deve fronteggiare “in proprio” o “a carico” familiare: penso per l’appunto ai giovani ma non solo, e su questo argomento, lo rilevo con molta franchezza, non accetto da nessuno alcun tipo di moralismo spicciolo. Questo aspetto, peraltro, non va affrontato necessariamente all’interno della legislazione nazionale, ma con la saggezza della “politica” locale.

Passiamo all’argomento che mi è stato specificamente richiesto di trattare: è quello della Cultura, della Formazione ed in maniera più ampia della Educazione permanente.

Le Circoscrizioni si occupano, quasi come se avessero la più completa autonomia, quasi come se avessero la delega specifica, di Cultura e di Formazione sui territori di loro competenza. Spesso le scuole o i cosiddetti “luoghi della cultura” decentrati o le Associazioni culturali che si occupino anche di Formazione permanente conoscono quasi esclusivamente la Circoscrizione come punto essenziale di riferimento al quale riferirsi e proporsi….

…5…

IL MOTIVO DI MANUTENERE UN BLOG – il mio blog -parte 1

IL MOTIVO DI MANUTENERE UN BLOG – il mio blog – parte 1

Il mio Blog è soprattutto un Archivio. Il motivo fondamentale per cui è nato è stato quello di mantenere in piedi una mia “testimonianza attiva” per quel che ho fatto nel corso degli anni e per quello che penso di alcuni aspetti della realtà, soprattutto quella politico culturale, antropologica, sociale. Quasi assente – per deficit culturale personale – l’aspetto economico.

Anche se “mi” propongo, utilizzando canali social (ho anche una mia pagina Facebook dove travaso i miei post quotidianamente), ad un gruppo di amici, non presumo di possedere neanche “minuscole e parziali parti di verità”. Nondimeno però quel che scrivo lo penso e non mi lascio sedurre da “guru” soprattutto ideologici, nemmeno quando si dichiarano “di Sinistra”.

Dal 19 giugno 2014 ho cominciato a scrivere, in modo particolare di esperienze culturali: il mio primo “post” è particolarmente indicativo. E’ dedicato ad un libro “al femminile”: “Le donne della Cattedrale” che parla di un’esperienza socio culturale antropologica palermitana originata in coda al G8 di Genova del luglio 2001 della quale sono protagoniste le donne. Scrivevo tra l’altro: “Negli ultimi anni mi appassiona sempre più il taglio antropologico dell’analisi della società e mi piace questa tecnica della narrazione attraverso la quale far emergere le dinamiche sociali anche le più aggrovigliate e controverse”.

In quello stesso giorno, il 19 giugno 2014, pubblicavo un altro post, riservato ad un episodio apparentemente marginale nel quale era stata coinvolta una mia ex allieva, diventata consigliera comunale per il nascente M5S. La redarguivo, la ammonivo, segnalandole che in un luogo come la Sala del Consiglio comunale (e che Sala è quella di Prato!) occorre un grande rispetto per l’Istituzione e non ci si possa andare come se si fosse su una spiaggia.

Il giorno successivo – 20 giugno – uscivo con una riflessione amara su “La mutazione antropologica” in atto dopo il ventennio berlusconiano e con questo primo mio intervento esplicativo sugli intenti da me prefissati per la conduzione del mio Blog.

QUESTO BLOG APPARTIENE A GIUSEPPE MADDALUNO ED OGNI SCRITTO E’ DI SUO PUGNO (E LA RESPONSABILITA’ DI QUANTO SCRIVE E PUBBLICA E’ SUA) A MENO CHE NON VI SIA CHIARAMENTE SCRITTO IL COGNOME ED IL NOME DEL PROVVISORIO COLLABORATORE O LA FONTE DA CUI LO SCRITTO DERIVI

Cara amica e caro amico questo BLOG può essere anche “tuo”! Si occuperà di CULTURA in tutte le sue declinazioni: CULTURA scientifica, CULTURA ambientale, CULTURA economica, CULTURA sociale, CULTURA letteraria, CULTURA storica, teatrale, cinematografica… CULTURA in ogni senso. L’Italia, il nostro Paese ha vissuto e sta vivendo una profonda crisi per mancanza di CULTURA, per l’incapacità e la rapacità di una classe dirigente politica ed imprenditoriale che ha generato i populismi di Berlusconi, Grillo e Renzi che sono stati e sono i profondi persuasori di un popolo che non riesce più a decifrare i processi storici e politici per una profonda mancanza di riferimenti culturali.E’ chiaro che non posso nascondere la profonda delusione che provo nel conoscere la caratteristica di una parte dei “riciclati” e degli “imbucati” nelle diverse “squadre” che sostengono a livelli diversissimi il nuovo leader del Partito Democratico. Ed è anche per questo che non mi ci riconosco più! Punto

Questo Blog è dunque uno dei tentativi di fare “resistenza” a questo appiattimento generalizzato che si va diffondendo all’interno di una mutazione antropologica peggiore di quella di cui parlava Pasolini. Passi indietro in un baratro di ignoranza.

13 ottobre – DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – nona parte -2 (per la parte 1 vedi 30 settembre)

“Meravigliosi!”, “Stupendi!”, “Sono bravissimi!”, e la Nuova Compagnia di Canto Popolare non aveva che da pco iniziato il suo Recital alla Cittadella Apostolica offerto dal Comitato delle Celebrazioni in occasione del XXV Centenario della fondazione di Pozzuoli ad un folto gruppo di autorità e di cittadini.

La breve presentazione fatta dall’eclettico prof. Adinolfi aveva in precedenza predisposto il pubblico al tipo di spettacolo cui avrebbe di lì a poco assistito.

Fra le altre cose veniva riportata alla luce parte della nostra storia cittadina con tre canti di tradizione puteolana, recitati in maniera pregevole dallo stesso prof. Adinolfi.

Allo spettacolo era intervenuto un pubblico di eccezione, quale mai era stato visto, un pubblico preparato ed attento he, man mano, divenuto entusiasta fino a confondersi con il gruppo dei cantanti in un collettivo che raramente si raggiunge, ha espresso la sua opinione con applausi prolungati e ripetute richieste di “bis”.

Terminata la breve parentesi di presentazione, il gruppo della Nuova Compagnia Popolare si accostava, passando attraverso un corridoio laterale alla sala, verso la pedana palcoscenico e nei loro caratteristici abiti d’epoca si presentavano con un inchino, mentre il maestro Roberto De Simone, che dà luce e stile al gruppo con la sua perizia di ricercatore etnofonico e la sua bravura di Direttore, indicava la finalità della loro arte, tesa alla riscoperta dei valori che ci vengono offerti dalla tradizione popolare attraverso i canti della gente del nostro Sud.

Roberto De Simone

Quello che più ci aveva sorpresi era la loro semplicità, che avevamo potuto riconoscere nei primi incontri con questi ragazzi, e provammo un’intensa commozione nel dover ammettere che essi, proprio per quella virtù, meritavano ancor più il nostro plauso, allorché cominciarono a presentarci il loro valido, interessante repertorio.

“Madonna de la Grazia”, il primo brano di derivazione procidana, ancora in voga in quell’isola, vide il pubblico attento all’ascolto, mentre tutto il gruppo si presentava con le sue possibilità canore.

Poi, pian piano, si arrivò, tra un entusiasmo e un altro, a quel canto che gli organizzatori dello spettacolo attendevano, quel “Cicerenella”, che la Compagnia presenta nei suoi spettacoli, utilizzando il nostro dialetto in maniera del tutto perfetto, tanto da ingannare spesso i presenti, che si chiedono se questo o quell’altro dei membri o tutto il gruppo non sia di origine puteolana.

Cicerenella



Fausta Vetere, unica donna della “Compagnia” non ha niente, tuttavia, da invidiare nei confronti dei suoi amici per bravura musicale e canora e si fece applaudire nelle sue interpretazioni di “Nun me chiammate cchiù Donna Sabella” e nel “Ritornello delle lavandaie del Vomero”, nonché nel ruolo di solista e in quei pregevoli arpeggi che si sono rivelati la delizia degli esperti.

Bravo Patrizio Trampetti, la cui voce nell’interpretazione de “La morte de mariteto” e di “Vurria addeventare”, canto di cocente delusione, è stata in definitiva tra le più interessanti.

Un plauso davvero speciale per Eugenio Bennato, bravissimo “Pulcinella” nella “Zeza”, sorprendete artista strumentale, elemento sommamente indispensabile in un complesso di quella levatura.

Non va dimenticato Giovanni Mauriello, con la sua voce particolarmente affascinante, perché ai più anziani ricorda un po’ le canzoni di qualche anno fa, così come ha dimostrato in “Lacreme ‘e cundannate”, che ripropone, in tono certamente più vicino alla storia, il caso di Sacco e Vanzetti.

Di Peppino Barra non riesco a dire in breve, tanto le sue qualità di cantante e di attore hanno sorpreso il pubblico presente che lo ha ripetutamente richiesto dopo la sua esibizione nel “Ballo di Sfessania”

Nunzio Areni non canta, o almeno, se lo fa, si limita ad un sottofondo velato, ma col suo flauto è inimitabile e la sua fortuna, anche come solista, è sicura se continuerà di questo passo.

Un “Bravi!” dunque che va all’intera Compagnia ed un ringraziamento che è diretto al Comitato che ha permesso che un simile spettacolo potesse essere presentato al pubblico puteolano, che ha mostrato di voler, in seguito, avere altre occasioni di riascoltare questo gruppo, semmai con l’introduzione nel suo repertorio di altri canti di tradizione popolare puteolana.

Tra gli intervenuti, oltre al Sindaco, prof. Angelo Nino Gentile, Presidente del Comitato per i festeggiamenti, erano presenti il senatore Dott. Salvatore Sica, l’ Onorevole Antonio Palumbo, Assessore Regionale, il professor Armando Traetta De Bury e consorte, Monsignor don Ignazio Imbò, Monsignore Cascella, il professor Gennaro Saverio Gentile, il professor Sirago ed altri.

Pozzuoli 22 ottobre 1972

PER UNA STORIA DEL PARTITO DEMOCRATICO – una serie di documenti del Comitato di Prato per il Partito Democratico 10 (per la parte 9 vedi 29 settembre)

PER UNA STORIA DEL PARTITO DEMOCRATICO – una serie di documenti del Comitato di Prato per il Partito Democratico
10.

Subito dopo il Comitato approntò una lettera-appello per convogliare le adesioni. Quello che segue è il testo della lettera. Erano stati intanto nominati i due coordinatori: Tina Santini e Giuseppe Maddaluno, il Tesoriere Manlio Altimati ed il Vice Tesoriere Giulia Ciampi.

Il Comitato di Prato per il Partito Democratico dell’Ulivo si è costituito a Prato il 15 novembre 2006 per rispondere concretamente ad una serie di domande che alcuni di noi si andavano ponendo.
La prima di queste era “a chi poteva rivolgersi una cittadina o un cittadino che non abbia ( e non voglia avere necessariamente una sua appartenenza partitica) desideri partecipare al processo di costruzione del futuro Partito Democratico?”
La seconda di esse era “nel momento in cui in questa città le forze politiche del Centrosinistra interessate alla formazione del nuovo soggetto politico, in primo luogo come tutti sappiamo “DS” e “Margherita”, dovrebbero aprirsi alla cosiddetta “società civile” a chi dovrebbero rivolgersi?”
A questo punto si è pensato di strutturare pur se in maniera molto leggera con un organigramma “democratico” regolamentato in maniera “provvisoria” e comunque a termine, questo Comitato, ponendolo sulla scena politica di questa città come elemento coalizzatore di quelle energie e risorse umane riformiste, democratiche e progressiste che, orientate chiaramente nell’alveo del Centrosinistra, non si riconoscono del tutto in quelle attuali forze politiche ma allo stesso tempo desiderano coerentemente contribuire fattivamente mettendo a disposizione tempo, energie ed idee alla formazione del futuro Partito Democratico dell’Ulivo (il cosiddetto “grande Ulivo”). Allo stesso tempo grande attenzione si vuole porre nel far diventare questo Comitato come il luogo del confronto con le forze politiche di Centrosinistra della città e della Provincia di Prato. Questo avverrà con una serie di incontri che il Comitato metterà in calendario sin dai prossimi giorni dopo l’Assemblea Nazionale dei Cittadini per l’Ulivo che si terrà a Montecatini dal 1° al 3 dicembre. Questi incontri avranno anche carattere di Forum tematici come quelli sulla Scuola che si sono tenuti nella fase pre elettorale nella prima parte dell’anno.
Alle forze politiche del Centrosinista chiediamo di contribuire alla diffusione di un dibattito aperto, chiaro, franco, sui percorsi da intraprendere per costituire, partendo anche dalle sedi amministrative decentrate, gruppi unici dell’Ulivo o del Partito Democratico. Chiediamo anche di affrontare con decisione tutti i nodi da sciogliere: una discussione franca ed aperta, scevra da pregiudizi ideologici superati dalla Storia, sui valori comuni che sono tantissimi, sulle differenze che sono invece moltopoche, sulla collocazione europea del nuovo soggetto politico, per la quale occorre quel coraggio che è proprio dei grandi protagonisti della Storia, senza i quali oggi non avremmo avuto nè il percorso del socialismo nè quello del cattolicesimo sociale.
Tra i tanti Forum che proponiamo, importanza strategica assoluta ha quello sui GIOVANI. A questi ultimi intendiamo affidare il timone del prossimo grande Partito Democratico. A loro guardiamo con particolare attenzione.; a loro rivolgiamo un appello speciale: siate i protagonisti della nuova stagione politica che si annuncia.
Ai giovani dedicheremo dunque un Forum che insieme agli altri gruppi aderenti ai Cittadini per l’Ulivo dell’Area Metropolitana allarata alle altre province toscane intendiamo organizzare nella prima metà del mese di gennaio qui a Prato.
Il contributo del Comitato continuerà ad essere fino alla costituzione (un minuto prima) del Partito Democratico nella nostra città uno degli elementi propositivi di stimolo e di sostegno critico all’azione del Governo Prodi.
Altri aspetti anche se in modo estremamente sintetici emergono dal testo del Regolamento approvato all’unanimità dai presenti nella Assemblea svoltasi il 22 novembre presso il Circolo “Ballerini” a Mezzana.
La presenza di iscritti alle forze politiche del Centrosinistra nella struttura del Comitato, pur contemperata da adesioni di donne ed uomini che non hanno una loro collocazione partitica, sta a significare che chi ha la sensibilità nei confronti di questo percorso nuovo può mettersi a disposizione del Comitato continuando ad operare attivamente anche nelle sedi del Partito cui si riferisce, ovviamente assicurando il massimo impegno per il conseguimento dell’obiettivo primario.
Rivolgiamo dunque un appello affinchè le donne e gli uomini di questa città, soprattutto, ma non solo, quelle persone che hanno affollato i seggi delle Primarie lo scorso anno, che desiderino partecipare al Progetto del nuovo Partito, si mettano in contatto con questo Comitato.

…fine parte 10….