NASO LUNGO E PEDALARE

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Sì, è vero. Quel grillo (la minuscola è d’obbligo visto i tempi, per evitare di essere confusi) parlante potrei essere io o tanti (tanti, sempre di più, ma non lo si vuole capire: IO non diserterò le urne, lo si ricordi). E quel ragazzotto bellino, simpatico, carino, convincente nelle sue “bugie” (ma il naso che cresce alla fine le rivelerà e vanificherà i progetti) che alcuni chiamano PINOCCHIO potrebbe avere altra faccia, come ad esempio quella del leader PD e Presidente del Consiglio per grazia napoletanica ricevuta.

EPIFANIE – CAPRICCI DI BAMBINI parte 1

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EPIFANIE – CAPRICCI DI BAMBINI parte 1

“APERTO TUTTE LE DOMENICHE” era scritto su un lungo ampio striscione che sovrastava tutte le vetrine del negozio di cartoleria dove di solito mi recavo per fotocopiare alcuni miei documenti. E così entrando mi venne da fare una battuta; era mercoledì e chiesi come mai fossero aperti visto che dallo striscione avrei potuto credere che “solo” le domeniche dovessero essere aperti. Mentre attendevo pazientemente che il lavoro per me fosse completato, con la coda dell’occhio vidi sgattaiolare dietro le mie gambe qualcosa di simile ad un cagnolino o ad un gattino e, preoccupato di pestare la bestiolina, mi girai mantenendomi fermo sulle gambe e notai che si trattava di una bambina forse di cinque forse di sei anni che mi osservò con uno sguardo espressivo e fondamentalmente intriso di una nobile tristezza. “Ciao” rivolgendomi a lei “come ti chiami?” Sguardo apparentemente confuso ed indagatore, poi nel vuoto. Si accoccolò lungo il bordo del banco. “Arianna, dove sei?” una voce di donna matura “stai con noi!” forse una zia, una nonna o chissà cosa d’altro, ma non di certo una madre. Arianna non si muove e rimane là sotto. Cerco di parlarle ma senza avere alcun riscontro. “Arianna, vieni via da lì. Dobbiamo andare via.” La bambina rimane lì e viene poi portata via quasi a forza ma di sicuro di mala voglia dal negozio, anche se di certo non aveva alcun interesse particolare a rimanervi più a lungo. Uscendo vedo Arianna con la donna ed un altro uomo andar via in una Renault. Si appoggia con tutto il viso sul vetro dell’auto nella parte posteriore e lo sguardo è sempre pieno di quella tristezza che mi aveva colpito. Ribelle ma perché mai? I bambini molte volte appaiono a noi adulti come anime bizzose ( a Napoli il capriccio dei bambini si chiama “nziria”) semplicemente perché nessuno di noi ha effettiva memoria delle ragioni profonde che sottendono a quel particolare modo di esprimersi che hanno in risposta a quesiti che non sanno porre ed a risposte che per ignoranza degli adulti non riescono ad ottenere da loro. Ed è di fronte a questo lampo di coscienza che emergono tanti altri episodi significativi.
Se un bambino piange non sempre lo fa per un dolore fisico; quello che noi chiamiamo “capriccio” è un’espressione paragonabile a tutta una serie di sensazioni emotive che noi adulti riusciamo a controllare ma che quasi sempre ci coinvolgono spingendoci a scelte particolari e contrapposte (noi riusciamo a mandare a quel paese i nostri interlocutori con le parole ma anche con il pensiero, tante volte dissimuliamo, subiamo ed applichiamo soluzioni ipocrite; i bambini sono molto più diretti: piangono, strillano, si agitano, si contorcono, i loro volti diventano paonazzi). I bambini, dunque, non riescono a controllare le loro emozioni. Noi adulti siamo troppe volte “falsi” ed ipocriti; lo facciamo con tale naturalezza da non riuscire a riconoscere di esserli. Ovviamente tariamo il nostro comportamento rispetto ai nostri diversi interlocutori; ingoiamo umiliazioni di fronte a chi è più forte sia nell’odio che nell’amore e ci permettiamo di scaricare le nostre frustrazioni su chi consideriamo più debole nell’odio e nell’amore.

Epifanie – Capricci di bambini – parte 1 – continua…

VIAGGIATORI – GIUSEPPE E MARIA (una bozza di sceneggiatura) – Parte 7

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VIAGGIATORI – GIUSEPPE E MARIA (una bozza di sceneggiatura)

Parte 7

Piano Intero – Le cugine di Maria dalla panchina dove sono sedute richiamano i loro bambini “Antonio, Francesca, venite costì!” I bambini di controvoglia si avvicinano. Le cugine e Maria si alzano mentre Giuseppe che ha terminato di pulirisi nell’erba la scarpa destra rimane fermo di fronte a loro. P.A. delle donne che continuano a parlare. La maggiore delle cugine a Maria: “Venite a cena da noi stasera! Papà sarà felice di vederti e di conoscere anche Giuseppe”. Maria in P.A. risponde: “Senti, grazie ma non è possibile, abbiamo anche da fare parecchio; devo andare a conoscere la scuola dove insegnerò e poi abbiamo anche appuntamenti con dei sensali per cercar casa.” L’altra cugina più giovane in P.P. “Eh, avrai tanto tempo!” e Maria in P.P.: “ Per niente, pensiamo di partire domattina. Vi prometto però che stasera telefonerò agli zii e li saluterò. Poi, a settembre, sì che avrò più tempo per vedervi tutti.” P.P. della cugina maggiore: “Non è la stessa cosa, si dispiaceranno se voi non venite a casa. E poi per cercar casa ci possiamo pensare anche noi.” PPP di Giuseppe visibilmente preoccupato e spazientito. PPP di Maria: “No, per adesso non c’è bisogno! Nel tardo pomeriggio abbiamo anche appuntamento con una signora.”
Stacco ed ellissi. Sono in Piazza del Collegio. Panoramica sull’ingresso del Convitto “Cicognini” Musica New Age da scegliere. In soggettiva si vede Maria uscire dal portone principale insieme ad un signore alto robusto calvo elegante e raffinato dai modi gentili che saluta Maria che si avvia verso la m.d.p.. Maria rivolgendosi a Giuseppe che è in raccordo di sguardo ma non si vede: “Tutto bene, possiamo andare”. Campo intero con i due che si avviano verso via Tinaia a destra di chi guarda la facciata del Collegio. Continua la Musica new age da scegliere.
Ellissi. Sul buio suono di campanello. PP di Maria e Giuseppe di spalle davanti ad un portone. Voce off dal microfono del citofono “Chi è?” PP di Maria che risponde “Ci manda il gestore dell’albergo Villa Gloria. Credo abbia anche telefonato annunciandoci”. La voce metallica del citofono, una voce femminile: “Entrate. Venite su al primo piano. Non c’è ascensore.” La porta si apre. I due entrano. La porta si chiude. Ellissi. C.I. ampio stanzone con alcuni tavoli. In soggettiva i due si muovono verso una suora che si avvicina alla m.d.p. con cortese gentilezza: “Venite, accomodatevi. Eh sì il signor Gino mi ha telefonato un paio d’ore fa”. Piano intero mentre i due giovani si siedono in due poltrone comode anche se un po’antiquate davanti ad una scrivania demodè dietro la quale si siede la suora che rivolta ai due: “Ho sentito che cercate un alloggio. Noi possiamo ospitare solo lei, signora: in questa casa (rivolgendosi a Giuseppe) non accettiamo uomini. (rivolgendosi poi verso Maria) Ma possiamo comunque trovare una sistemazione per suo marito in casa privata fino a quando sarà necessario. Qual è la vostra attività?” PP di Maria che risponde: “Siamo tutti e due insegnanti. Però soltanto io ho avuto il trasferimento qui a Prato; mio marito certamente avrà l’assegnazione provvisoria ma dicono che bisognerà aspettare qualche mese. Per il momento mi farebbe comodo anche stare qui con voi; ovviamente da settembre.” PP della suora: “Non ci sono problemi. Abbiamo ancora qualche posto libero. Di solito le nostre ragazze vanno e vengono. Avrà occasione anche di conoscere qui alcune colleghe, che ora però sono in vacanza.” La suora continua a parlare mentre Giuseppe e Maria si stringono le mani confortate da una soluzione evidentemente positiva: “Sono convinta che si troverà molto bene da noi, un po’ come in famiglia. Ora, (rivolgendosi a Maria che in controcampo annuisce) prima di salutarci, vorrei parlare qualche momento con lei da sola”.

fine parte 7 – continua….

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