LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI parte 10 (per la 9 vedi 7 agosto)

Parte 10 – LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI (per la 9 vedi 7 agosto>)

….E sono significative, a questo proposito, anche le differenze fra le province tocane, con Arezzo che si attesta intorno al 94 per cento e Pistoia che non supera l’81 per cento. Ma il problema si ingigantisce nelle superiori. La media regionale di chi arriva in fondo è regredita dal 67 per cento del 1986/87 al 63 per cento del 1988/89. E mentre i licei(soprattutto il classico) assicurano la “sopravvivenza” di circa i tre quarti dei loro iscritti, gli istituti tecnici e professionali registrano un’autentica falcidia: solo il 50 per cento degli studenti iscritti al primo anno termina con successo il corso di studi fino al consguimento del diploma. E ciò dimostra come a quell’accesso sempre più generalizzato ai livelli di istruzione superiore, non corrisponda neanche lontanamente una pari opportunità di riuscita. La “fotografia” della Regione (che manifesta sensi di colpa solo oggi, all’apertura della “conferenza toscana sull’Istruzione” in programma fino a sabato all’Istituto degli Innocenti di Firenze) è accompagnata da una considerazione: l’abbandono scolastico non sarebbe dovuto al disagio economico delle famiglie, ma piuttosto al tessuto socio culturale nel quale sono inseriti i ragazzi che lasciano precocemente la scuola. Ragazzi – dice la Regione – che vivono in Comuni senza cinema, né teatri nè bibilioteche. Ma è una spiegazione che lascia almeno perplessi nel caso dei fiorentini, dei livornesi, dei pisani, dei pratesi e di tutti coloro che abitano in tanti altri evolutissimi comuni. E lo stesso assessore regionale alla Cultura, Paolo Benesperi, cita un esempio significativo: Castiglione della Pescaia è il comune con il reddito pro capite più alto della Provincia di Grosseto, ma ha il tasso più alto di “mortalità” scolastica. E le aule? Oltre la metà risultano di modeste dimensioni. La maggiore incidenza di piccole strutture è rilevata a Massa Carrara e Grosseto.”*
Trascorse più di un anno e di certo molti altri furono gli interventi a livello locale dal Dipartimento Scuola e Cultura della Federazione pratese del PDS.
Ne riporto appunto uno del 31.08.1994 sotto forma di Comunicato Stampa da me firmato.
“Questi, che stanno per iniziare, saranno dunque gli ultimi esami di riparazione. Il PDS da anni si è battuto per la loro abolizione, inserendola tuttavia in un contesto più ampio di riforma complessiva dell’intero comparto della scuola media superiore. Questo Governo, che imposta il suo lavoro prevalentemente sui sondaggi, ha preferito utilizzare la facile demagogia di un decreto legge, partendo dall’aspetto conclusivo dell’attuale “iter” senza indicare, ad esempio, i meccanismi di orientamento, che sono invece alla base della maggior parte delle difficoltà riscontrate dagli studenti. Allo stesso tempo non vi è stato accenno alcuno sui programmi, sull’aggiornamento e sulle modalità di applicazione dello stesso decreto, che sono lasciate discrezionalmente alla libera inventività del Consiglio di Classe e dell’Istituto.
Un edificio senza fondamenta, una coda senza la testa, un incompiuto: questi sono alcuni degli esempi che più spesso si sentono portare (al di là delle soddisfazioni giuste di famiglie ed allievi ) sul decreto legge del Ministro D’Onofrio.
Il PDS teme che a pagare queste sortite demagogiche siano poi sempre gli stessi, i più deboli fra gli studenti, specialmente coloro che non possono ricevere né culturalmente né materialmente un vero e proprio sostegno nell’ambiente familiare e si batterà perché si vada al più presto a realizzare una vera e propri riforma, che abbia come obiettivo primario la riduzione progressiva dell’abbandono e della dispersione scolastica.”
Prato 31.08.1994 Dipartimento Scuola e Cultura PDS –Federazione Pratese – Giuseppe Maddaluno

*Nota del Redattore 2020: I problemi sottolineati all’inizio (si fa lezione in edifici modesti, spesso costruiti per altri usi) e alla fine (Aule di modeste dimensioni) dell’articolo di Bennucci sono ancora tremendamente attuali, ancor più “oggi” dopo la pandemia del Covid19.

….fine parte 10

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