23 dicembre – DENTRO IL LOCK DOWN – Quesiti irrisolti di una fine anno davvero enigmatica

DENTRO IL LOCK DOWN – Quesiti irrisolti di una fine anno davvero enigmatica

Leggo della volontà da parte di Zingaretti (e del PD?) di andare ad un accordo elettorale con il Movimento 5 Stelle nel caso in cui fosse inevitabile il ricorso alle urne in un prossimo immediato “futuro”. La considero un’idea da “libro dei sogni” ed è la dimostrazione della scarsa serietà della Politica di questi giorni nei quali invece dovrebbe prevalere il senso di concretezza. Come si potrebbe mettere in piedi una “coalizione” che tenga dentro PD e M5S senza fare ancora una volta i conti con i sostenitori “renziani”, laddove fosse proprio il loro leader di riferimento a portare a termine l’idea di far cadere l’attuale Governo ed il suo Presidente del Consiglio? La domanda ha una sua logicità ed è da collegare ad una realtà che troppo spesso è ignorata dalla maggior parte dei commentatori politici: “ignorata”, dimenticata e/o sottovalutata!

Quando Renzi ha lasciato il Partito Democratico non tutti i suoi “fedelissimi” sono transitati nella nuova formazione. Una parte considerevole è rimasta all’interno del “vecchio” partito. Questa mia idea non può essere sic et simpliciter considerata una delle tante forme di ossessione da parte di chi, come me, con l’avvento di Renzi, ha lasciato il Partito, denunciando l’impossibilità di continuare a costruire quella forma di Partito aperto accogliente e pienamente democratico nato dalle forze politiche precedenti, di Sinistra e di Centrosinistra. Non è un’ ubbìa anche perché è confermata a pieno da alcune presenze spurie all’interno degli organismi dirigenti, dove – come accade in Toscana (!) – la maggioranza non è “zingarettiana” ma “ex-renziana”. Prova ne sia ulteriormente la scelta fatta in previsione delle elezioni regionali del 2020 che hanno visto prevalere la figura di Eugenio Giani; per aggiungere che al vertice del Partito Democratico in Toscana è una delle fedelissime del “giglio magico”, Simona Bonafè, tra le coordinatrici della campagna elettorale di Matteo Renzi per le primarie del 2012; ed ancora che basterebbe osservare la composizione degli organismi territoriali, dove l’ala zingarettiana, vincente nelle Primarie,  non riesce a spiccare il volo, segregata ai margini e silente, forse al solo scopo di preservare ipocritamente l’integrità del corpo del partito.

Di fronte a questo scenario poco entusiasmante i commentatori potrebbero trovare la risposta a “E’ mai possibile che una forza che a malapena raggiunge tra il 2 ed il 3 per cento dei consensi nei sondaggi frequenti abbia tale forza di ascolto nella compagine governativa?”. La risposta sta insita nel peso su cui i “renziani” di “Italia Viva” possono contare non sono soltanto in quel misero 3 per cento scarso ma in una considerevole parte del Partito Democratico. Una volta, però, svelato il segreto, ritornando al quesito “nascosto” tra lerighe della prima parte di questo post, occorrerebbe capire intanto quali speranze nutra l’attuale leader del PD in merito ad una futura alleanza con il Movimento 5 Stelle che fosse attaccato ai suoi vertici con una crisi del Governo “Conte” ed in secondo luogo che senso avrebbe presentare all’elettorato una coalizione più o meno “fotocopia” di questa.

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